Sei titolare di una pensione molto bassa e non sai come fare per arrivare a fine mese? Le spese mensili, il più delle volte, sono maggiori del trattamento previdenziale erogato dall’INPS. Cosa fare in tali casi? Esiste qualche legge che possa ovviare a queste situazioni in cui versano buona parte dei pensionati italiani?
La risposta è in genere affermativa, anche se bisogna guardare ad alcuni dati come, ad esempio, l’importo dell’Isee. Il nostro ordinamento prevede – tra tutte le altre prestazioni pensionistiche – la pensione minima, ossia una misura rivolta ai pensionati che ricevono importi al di sotto dei limiti previsti dalla legge, al fine di integrare l’assegno fino a una certa soglia, conosciuta come trattamento minimo INPS. L’importo del tetto minimo varia di anno in anno, in quanto è soggetto alla variazione dell’indice ISTAT che adegua la soglia minima al costo della vita.
La pensione minima è stata studiata proprio in favore di quanti non riescono a vivere in maniera dignitosa con la pensione erogata dall’INPS. Ma quali sono i requisiti per ottenere la pensione minima 2020? Occorre fare domanda? Di quanto aumenta la pensione? Tralasciando l’aspetto legato al nuovo istituto introdotto lo scorso anno dal cd. “Decretone” (D.L. n. 4/2019, convertito con modificazioni in L. n. 26/2019), ossia la Pensione di Cittadinanza, che spetta esclusivamente ai pensionati over 67enni e qualora siano in possesso di determinati requisiti ISEE, nelle seguenti righe si individua la disciplina dell’integrazione al trattamento minimo INPS 2020.
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Pensione minima 2020: cos’é
La pensione minima, conosciuta anche come integrazione al trattamento minimo, è disciplinata dalla L. n. 638/1983, ed in particolare dall’art. 6, il quale prevede espressamente il diritto del pensionato a ricevere un assegno sufficiente a garantire una vita dignitosa.
Quindi, la ratio della norma dispone che, nonostante il versamento contributivo, la pensione va al di sotto di un determinato limite, l’INPS eroga un assegno integrativo della pensione, con lo scopo primario di migliorare la condizione economica del pensionato stesso.
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I nuovi importi della Pensione minima 2020
L’integrazione alla pensione minima 2020, sulla base dei dati forniti dall’Istat, come confermati dall’Inps con la Circolare n. 147/2019, ammonterà a 515,07 euro, per effetto della perequazione, cioè dell’aumento spettante sulle pensioni per effetto dell’inflazione, pari allo 0,40%. Quindi, i pensionati che ricevono una pensione inferiore a detto limite, che corrisponde a 6.695,91 euro per il 2020 (515,07 euro per 13 mensilità), l’importo della pensione stessa viene alzato sino ad arrivare appunto a 515,07 euro mensili.
Pertanto, l’importo dell’integrazione è pari alla differenza tra la pensione e l’ammontare del trattamento minimo. Facciamo un esempio pratico: se la pensione è pari a 350 euro mensili, l’integrazione al minimo risulta pari a 163,01 euro mensili, cioè alla cifra che serve per ottenere la pensione minima.
Per ottenere la pensione minima, bisogna presentare apposita domanda all’INPS, in quanto l’erogazione non opera in maniera automatica.
È molto importante tenere presente che per il calcolo dell’importo spettante, bisogna prendere in considerazione il reddito del pensionato e quello del coniuge se sposato.
Pensione minima 2020: come integrarla con altri trattamenti pensionistici
Ma quali sono i trattamenti pensionistici che possono essere integrati? Sul punto, bisogna fare un distinguo tra pensioni dirette e indirette. Rientrano nella prima fattispecie:
- la pensione di vecchiaia;
- la pensione anticipata;
- le pensioni erogate dall’Assicurazione generale dell’Inps, dai fondi esclusivi e sostitutivi della stessa e dai fondi speciali per i lavoratori autonomi dell’Inps, come ad esempio la gestione “Artigiani e Commercianti.
Mentre i trattamenti pensionistici indiretti che godono dell’integrazione sono:
- la pensione ai superstiti;
- la pensione di reversibilità.
Pensione minima 2020: trattamenti pensionistici calcolati con il sistema contributivo
Non sono integrabili le pensioni calcolate interamente con il sistema contributivo. Unica eccezione, in tal senso, è prevista per l’opzione donna, che può comunque essere integrata. Quindi, restano esclusi dalla pensione minima 2020 tutte le pensioni di chi non possiede contributi versati prima del 1996. Ma non solo, vi rientrano anche le pensioni degli aderenti all’opzione contributiva e le pensioni degli iscritti alla Gestione Separata, comprese quelle ottenute con il computo dei contributi provenienti da altre gestioni.
Pensione minima 2020: limiti di reddito pensionato non sposato
Qualora il pensionato non sia sposato, si ha diritto:
- all’integrazione al minimo in misura piena, in caso di reddito annuo non superiore a 6.695,91 euro;
- all’integrazione al minimo in misura parziale, in caso di reddito annuo superiore a 6.695,91 euro e fino a 13.391,82 euro (cioè sino a due volte il trattamento minimo annuo).
Se il reddito supera la soglia di 13.391,82 euro, non si ha diritto ad alcuna integrazione.
Vediamo di fare chiarezza.
Se un pensionato ha un reddito complessivo di 5.000 euro annui ed una pensione di 384,62 euro mensili, ha diritto all’integrazione piena della pensione, sino ad arrivare a 515,07 euro. Diversamente, se il reddito complessivo dell’interessato fosse pari a 11.000 euro, l’integrazione della pensione non può essere totale, ma parziale, ossia pari alla differenza tra il limite di reddito di 13.391,82 euro ed il reddito complessivo. Quindi, bisogna procedere come segue:
- 13.391,82 euro – 11.000 euro = 2.391,82 euro;
- 2.391,82 euro / 13 = 183,99 euro (integrazione al minimo).
Pensione minima 2020: limiti di reddito pensionato sposato
E se il pensionato fosse sposato, quali sono i calcoli e limiti da rispettare? Ebbene, in tali casi si applicano ovviamente dei limiti reddituali più elevati, ai fini dell’integrazione al minimo, poiché si tiene anche conto del reddito del coniuge.
Nel dettaglio, si ha diritto:
- all’integrazione al minimo in misura piena, se il reddito annuo complessivo proprio e del coniuge non supera 20.087,73 euro ed il reddito del pensionato non supera 6.695,91 euro;
- all’integrazione al minimo in misura parziale, se il reddito annuo complessivo proprio e del coniuge supera 20.087,73 euro, ma non supera 26.783,64 euro (cioè sino a quattro volte il trattamento minimo annuo) ed il reddito del pensionato non supera i 13.391,82 euro.
Se il reddito personale e del coniuge supera i 26.783,64 euro, o se il solo reddito personale supera la soglia di 13.391,82 euro, non si ha diritto ad alcuna integrazione.
Esempi di pensione minima 2020
Facciamo qualche esempio.
Se il reddito complessivo della coppia è pari a 11.000 euro annui, e il reddito personale non supera i 6.695,91 euro, si ha diritto all’integrazione piena della pensione, sino ad arrivare a 515,07 euro;
Viceversa, se il reddito complessivo della coppia risulta pari a 24.000 euro, l’integrazione della pensione non può essere totale, ma parziale, pari alla differenza tra il limite di reddito di 26.783,64 euro ed il reddito complessivo. Quindi avremo:
- (26.783,64 euro – 24.000 euro) = 2.783,64 euro;
- 2.783,64 euro / 13 = 214,13 euro (integrazione al minimo).
Pensione minima 2020: redditi da escludere
Com’è possibile intuire, i redditi da considerare ai fini della spettanza della pensione minima sono legati principalmente ai redditi del pensionato e della coppia, con la sola eccezione:
- dei redditi esenti da Irpef (pensioni di guerra, rendite Inail, pensioni degli invalidi civili, trattamenti di famiglia eccetera);
- della pensione da integrare al minimo;
- del reddito della casa di abitazione;
- degli arretrati soggetti a tassazione separata.
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