Tuttavia, in tal caso, la legge richiede un’età anagrafica minima, che è pari – sia per il 2020 che per il 2021 – a 67 anni. Si ricorda, al riguardo, che l’età anagrafica non è fissa ma viene aggiornata ogni biennio in base dell’adeguamento alla speranza di vita stimata dall’ISTAT. Ciò significa che ogni biennio si verifica un leggero rialzo dell’età da raggiungere. In base ai dati del 2017 nel 2050 serviranno almeno 69 anni e 7 mesi per accedere alla pensione di vecchiaia.
Ma lo sapevi che puoi andare in pensione di vecchiaia anche con meno di 20 anni? Ad oggi sono vigenti ancora alcune deroghe che permettono ai lavoratori di pensionarsi anche con soli 15 anni di contributi. Naturalmente tale casistica non vale indistintamente per tutti ma soltanto per coloro che soddisfano determinate condizioni e requisiti.
Ecco delle brevi linee guida per orientarsi al meglio sulla pensione di vecchiaia 2021.
Pensione di vecchiaia 2021: cos’è
La pensione di vecchiaia è quella prestazione pensionistica erogata dall’assicurazione generale obbligatoria (Ago), dai fondi ad essa sostitutivi, esclusivi o esonerativi, nonché dalla Gestione separata dell’INPS al compimento di una determinata età anagrafica unitamente al possesso, di regola, di almeno 20 anni di contributi.
Pensione di vecchiaia 2021: qual è l’età minima
Come anticipato in premessa, l’età minima anagrafica per l’acceso alla pensione di vecchiaia è pari a 67 anni. Si ricorda, al riguardo, che il raggiungimento dell’età anagrafica vale sia per uomini che per le donne. Infatti, l’equiparazione tra i due sessi per quanto riguarda la pensione di vecchiaia è stata raggiunta nel 2018 mediante la Manovra Salva-Italia (D.L. n. 201/2011, convertito con modificazioni in L. n. 214/2011). Tale legge ha disposto, a decorrere dal 1° gennaio 2012, l’innalzamento graduale dei requisiti anagrafici, parificando appunto l’età pensionabile tra uomini e donne a partire dal 1° gennaio 2018.
Nulla è stato innovato in merito dal cd. “Decretone” (D.L. n. 4/2019, convertito con modificazioni in L. n. 26/2019).
Pensione di vecchiaia 2021: decorrenza
La pensione di vecchiaia decorre dal primo giorno del mese successivo a quello nel quale l’assicurato ha compiuto l’età pensionabile. Si ricorda, al riguardo, che non sono previste finestre temporali che fanno slittare la ricezione del primo assegno pensionistico dopo la maturazione dei requisiti minimi.
Com’è noto ai fini del conseguimento della prestazione pensionistica è richiesta la cessazione del rapporto di lavoro dipendente. Non è, invece, richiesta la cessazione dell’attività svolta in qualità di lavoratore autonomo.
Pensione di vecchiaia 2021: con almeno 15 anni di contributi
Come anticipato in premessa, per poter accedere alla pensione di vecchiaia è possibile maturare anche soltanto 15 anni di contributi. Si tratta di un caso particolare previsto dalla cd. “Legge Amato”, disciplinata dal D.Lgs. 30 dicembre 1992, n. 503.
Tale norma prevede essenzialmente tre possibilità per poter accedere alla pensione con soli 15 anni di contributi. Le deroghe, in particolare, prendono il nome di “deroghe Amato”. Ma chi sono i soggetti che possono ancora aderire a tali deroghe? Scopriamole di seguito.
La prima deroga è subordinata al verificarsi di due condizioni. In particolare, il lavoratore:
- deve aver maturato 15 anni di contribuzione (780 settimane) accreditate prima del 31 dicembre 1992. A tal fine, valgono i contributi volontari, obbligatori, figurativi, da riscatto e ricongiunzione, ecc.;
- deve essere iscritto al Fondo lavoratori dipendenti o alle gestioni speciali dei lavoratori autonomi dell’INPS. Sono inclusi anche gli iscritti ex Inpdap, ex Enpals, ex Ipost.
Il secondo modo previsto dalle deroghe Amato è quello di essere autorizzati al versamento dei contributi volontari in data anteriore al 31 dicembre 1992. Possono avvalersene i lavoratori dipendenti e autonomi iscritti all’Ago dell’Inps (Assicurazione Generale Obbligatoria) e per gli iscritti ex Enpals (non per gli iscritti all’ex Inpdap ed all’ex Ipost). Come per la prima deroga, sono utili i contributi volontari, obbligatori, figurativi, da riscatto e ricongiunzione e esteri.
Infine, la terza deroga Amato prevede l’obbligo di perfezionamento di un insieme di requisiti ed è valevole solo per i lavoratori dipendenti iscritti all’Ago o ad un fondo sostitutivo o esonerativo della medesima. In particolare è necessario aver maturato:
- 25 anni di anzianità assicurativa. In pratica, il primo contributo deve essere accreditato almeno 25 anni prima della data di maturazione dei requisiti per la pensione;
- 15 anni di contribuzione;
- almeno 10 anni lavorati per periodi inferiori alle 52 settimane. Non sono considerati gli anni lavorati interamente in cui risultano meno di 52 contributi settimanali, a causa del fatto che il part time non arrivi a coprire tutte le 52 settimane per retribuzione inferiore al minimale.
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Pensione di vecchiaia 2021: con almeno 5 anni di contributi
Ma è possibile andare in pensione anche con meno di 15 anni di contributi? La risposta è sì ma naturalmente occorre essere in possesso di determinate caratteristiche. È addirittura possibile andare in pensione con soli 5 anni di contributi. Stiamo parlando esattamente della (cd. “pensione di vecchiaia contributiva”).
In tal caso, però, non bastano 67 anni d’età, bensì è necessario maturare ben 71 anni.
Inoltre, per ottenere questa pensione, però, è necessario essere assoggettati al calcolo integralmente contributivo della prestazione. Quindi, hanno diritto alla pensione di vecchiaia con 5 anni di contributi, o pensione di vecchiaia contributiva, tutti i lavoratori la cui prestazione deve essere calcolata col sistema interamente contributivo, ossia:
- coloro che non possiedono contributi versati prima del 1° gennaio 1996;
- coloro che possiedono contributi soltanto nella gestione separata o hanno optato per il computo della contribuzione in questa gestione;
- coloro che hanno optato per il sistema di calcolo contributivo.
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