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Anche se gli esperti previdenziali, Alberto Brambilla in primis, la considerano troppo costosa per i bilanci statali, se sommata a tutte le altre misure che il Governo Conte sta pensando di inserire in Manovra, è allo studio, anzi di più: Di Maio non ne vuole fare a meno, e insieme al reddito di cittadinanza la considera una misura imprescindibile per ridare dignità ai cittadini italiani con redditi e pensioni bassi. Potrebbero essere circa 4 milioni e mezzo di pensionati a beneficiarne.
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Vediamo in dettaglio di cosa si tratta e chi ha diritto alla pensione di cittadinanza, uno dei più importanti banchi di prova dell’esecutivo Conte.
Pensione di cittadinanza: cos’è
È uno dei principali meccanismi di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale pensato e posto tra i primi obiettivi di governo del Movimento 5 stelle. La pensione di cittadinanza è sorella del reddito di cittadinanza.
Mentre il reddito di cittadinanza è pensato per chiunque non abbia reddito o ne possieda uno sotto la soglia minima (e comprende una serie di misure volte al reinserimento lavorativo dalla persona, passando per la riforma dei centri per l’impiego), la pensione di cittadinanza rappresenta una pensione minima con un gradino in più: è in pratica un’integrazione della pensione minima che dovrebbe portare tutti i pensionati che percepiscono l’attuale minima di poco sopra i 500 euro a percepire un nuovo assegno da 780 euro mensili.
Fanno entrambi parte dello stesso disegno di legge presentato dal Movimento 5 stelle e si propone di combattere la povertà e aiutare le fasce deboli.
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Pensione di cittadinanza: chi ne ha diritto
I requisiti necessari per potervi accedere si ipotizza siano appunto l’essere pensionati e avere una pensione molto bassa, al di sotto della soglia di povertà (ossia, 780 euro al mese). Nel programma del M5S però – si sottolinea sul portale – non sono specificati nel dettaglio i requisiti per la pensione di cittadinanza. A differenza invece dei requisiti necessari per poter accedere al reddito di cittadinanza, che risultano essere: avere più di 18 anni; essere disoccupati o inoccupati; avere un reddito da lavoro inferiore alla soglia di povertà stabilità dall’Istat”.
Ovviamente i primi due requisiti chiari a tutti sono:
- Essere pensionati
- Percepire una pensione minima sotto la soglia di povertà
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Pensione di cittadinanza: quanto spetta
La pensione di cittadinanza è quindi un’integrazione all’assegno minimo percepito oggi dai pensionati italiani che hanno un assegno al di sotto della soglia minima di povertà, ossia inferiore a 780 euro netti al mese per un singolo individuo e 1.170 euro netti per una coppia.
In pratica, se un pensionato da solo percepisce la pensione minima di 500 euro al mese, se entrasse in vigore la pensione di cittadinanza, questo pensionato percepirebbe un’integrazione di 250 euro, in modo che il suo assegno mensile corrisponda almeno a 780 euro netti al mese, e così via. Si va in pratica per integrazioni al fine di raggiungere questo importo.
Pensione di cittadinanza: quando entra in vigore
Qui viene il bello. In questi giorni e fino a novembre si decideranno le sorti della prossima Legge di Bilancio, quella che dovrà contenere tutte le misure economico-finanziarie decise per i prossimi tre anni di Governo. proprio in questa prossima Manovra il movimento 5 stelle punta all’introduzione della pensione di cittadinanza.
E oltre all’inserimento in Manovra, si punta anche a farla partire da quasi subito, dai primi mesi del 2019.
Pensione di cittadinanza: quanto costa allo Stato?
Secondo le stime, considerando solo l’integrazione dei pensionati che non superano i 500 euro di pensione minima (circa 2 milioni), il costo aggiuntivo potrebbe aggirarsi attorno ai 13,8 miliardi, spesa che potrebbe sforare i 20 miliardi se si portasse tutti a 780 euro.
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