Pensione anticipata: che cos’è l’Opzione Donna
L’Opzione Donna è una forma di pensione anticipata dedicata alle lavoratrici. Si tratta di un beneficio che permette alle donne di potersi ritirare dal lavoro con dei requisiti anagrafici più favorevoli in confronto a quelli in vigore dal 2008 in poi. Praticamente per andare in pensione occorrono 35 anni di contributi ed un requisito di età ben preciso: per le lavoratrici dipendenti si parla di 57 anni, mentre per le lavoratrici autonome 58.
Il tutto, accettando un calcolo interamente contributivo della pensione. L’uscita anticipata, infatti, va a discapito dell’assegno che sarà decurtato di una quota variabile compresa tra il 25 ed il 35%.
Prima, sulla base dell’applicazione delle aspettative di vita, venivano escluse le lavoratrici nate negli ultimi mesi dell’anno, ma la novità del 2017, rispetto alla normativa precedente, è contenuta nel comma 222 della Legge di Bilancio dell’anno scorso, che ha appunto esteso l’Opzione Donna (che fu introdotta con l’articolo 1, comma 9, legge 243 del 2004).
Il comma 222 della Legge di Bilancio recita:
“Alle lavoratrici che non hanno maturato entro il 31 dicembre entro il 31 dicembre 2015 i requisiti previsti per effetto degli incrementi della speranza di vita”.
È importante ricordare che per accedere all’Opzione Donna bisogna anche calcolare l’aspettativa di vita. E infatti lo prevede il comma successivo: il 223.
Ma non è più necessario, come lo era invece prima, che la maturazione del requisito sia avvenuta entro dicembre 2015. Tutte le lavoratrici che non potevano accedere all’Opzione Donna proprio per questo motivo, non subiranno più questa limitazione e avranno il diritto di accedere alla prestazione.
Per la decorrenza della pensione, la lavoratrice dovrà attendere i termini previsti dalla finestra mobile che è pari ad un anno per quanto riguarda le lavoratrici dipendenti e 18 mesi per le lavoratrici autonome.
La Riforma Pensioni del governo Conte, per il 2018-2019, prevede una nuova estensione dell’Opzione Donna, oltre alla quota 100 e quota 41 anni di contributi per superare la Legge Fornero (scopri chi l’ha votata). Ma per realizzare tutto ciò quasi sicuramente verrà toccata l’Ape Social.
Pensione anticipata: che fine farà l’Ape Social?
L’Ape Social, che consente l’uscita anticipata dal lavoro a 64 anni per le persone che appartengono a determinate categorie (disoccupati, caregiver, addetti a mansioni gravose) potrebbe già non esistere più a partire dal 1° gennaio 2019. Il governo Legastellato, cancellando l’Ape Social, potrebbe decidere di recuperare oltre 600 milioni di euro, da riutilizzare a copertura degli altri interventi da varare, già promessi in campagna elettorale. L’Ape social era stata studiata dal governo Renzi, poi estesa ad una platea più ampia di lavoratori dall’esecutivo Gentiloni.
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