Facciamo allora il punto sull’Ape volontaria e vediamo quali sono i dettagli ancora da definire.
Per approfondire, visita la nostra sezione dedicata alla Pensione anticipata.
Ape volontaria, quasi pronto il decreto attuativo
Sembra essere giunto finalmente a compimento, dunque, il processo di approvazione dell’Ape volontaria. L’anticipo pensionistico, che doveva essere il fiore all’occhiello della riforma pensioni prevista dalla Legge di Stabilità 2017, sarebbe dovuto partire lo scorso 1° maggio –oltre due mesi fa. Adesso, come accennato, il decreto attuativo sembra finalmente essere pronto e attendere solo l’imminente giudizio del Consiglio di Stato.
Il problema è capire se il responso di Palazzo Spada sarà positivo fin da subito o se obbligherà il governo ad attuare alcune modifiche al testo, come già capitato per l’Ape social. Se il parere del Consiglio di Stato sarà positivo, con tutta probabilità il decreto sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale entro la fine dell’estate e le domande per l’Ape volontaria potranno partire a settembre. In caso contrario, bisognerà aspettare l’autunno per la pubblicazione del decreto.
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L’Ape volontaria decorre dal 1° maggio
È quasi certo, comunque, che quanto stabilito dal Consiglio di Stato nei confronti dell’Ape social varrà anche per l’Ape volontaria: dato che la Legge di Stabilità prevedeva che l’anticipo pensionistico entrasse in vigore il 1° maggio, l’Ape dovrà decorrere a partire da tale data. Chi ha maturato i requisiti da inizio maggio, dunque, riceverà insieme alla prima rata della pensione anticipata anche tutti gli arretrati.
Ricordiamo comunque che per l’Ape volontaria, come per l’Ape social, sarà necessario presentare due domande distinte: la prima servirà al controllo dei requisiti e alla certificazione del diritto, la seconda sarà la richiesta di anticipo vera e propria. Il lavoratore dovrà anche indicare la banca che finanzierà il prestito tra quelle che saranno previste dal decreto attuativo.
Come funziona l’Ape volontaria?
L’Ape volontaria è una forma di anticipo pensionistico che permetterà ai lavoratori dipendenti e autonomi con almeno 20 anni di contributi di lasciare il lavoro a 63 anni, e quindi fino a un massimo di 3 anni e 7 mesi prima della pensione di vecchiaia.
A differenza dell’Ape social, tuttavia, l’Ape volontaria non è a costo gratuito e prevede un anticipo da parte delle banche dell’importo pensionistico che manca al raggiungimento della pensione di vecchiaia. La somma anticipata dovrà poi essere restituita a rate nell’arco di 20 anni, sotto la forma di trattenute mensili sull’assegno pensionistico. Proprio per questo, e per evitare rischi di sovraindebitamento, sarà possibile concedere l’Ape solo a chi maturerà una pensione di vecchiaia pari almeno a 1,4 volte il minimo Inps.
Cosa succede con l’innalzamento della pensione?
Con la pubblicazione del decreto attuativo, il Governo dovrà comunque chiarire due questioni molto importanti. La prima è relativa al previsto innalzamento dell’età pensionabile del 2019: cosa succederà ai lavoratori che richiederanno l’Ape volontaria 3 anni e 7 mesi prima della pensione di vecchiaia, ma saranno poi costretti ad andare in pensione a 67 anni? In molti si chiedono se con le nuove regole, nonostante quanto promesso dall’Ape, non saranno obbligati ad attendere un periodo di tempo maggiore.
Il secondo problema riguarda invece la possibilità di pagare tutte le somme anticipate con l’Ape volontaria prima del decorrere dei 20 anni previsti. Molti lavoratori chiedono, in sostanza, di poter estinguere il debito appena possibile, magari sfruttando il Tfr, e non essere quindi costretti a vedersi decurtare per anni le rate della pensione. La risposta a questa domanda, come per la questione precedente, sarà data al momento della pubblicazione del decreto attuativo.
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