TUTTO SU ANDARE IN PENSIONE NEL 2016? REQUISITI, DOMANDE, CALCOLO
Di seguito si riporta la guida ai requisiti con riferimento alle pensioni al femminile.
In tal senso, tra le più rilevanti novità da evidenziare si segnala la possibilità di poter lasciare prima il lavoro (la cosiddetta Opzione donna) che la legge di Stabilità 2016 ha esteso anche a coloro che hanno maturato i requisiti della ex anzianità entro il 2015, esclusivamente però dietro il calcolo dell’assegno con il sistema contributivo.
PENSIONE: COME AUMENTA L’ETA’ PENSIONABILE PER LE DONNE?
In Italia la pensione di vecchiaia da sempre è insidiata dalle rendite di anzianità, ossia i trattamenti che si possono ottenere anticipatamente rispetto all’età pensionabile regolare: quindi 60 anni per le donne e 65 per gli uomini, almeno per quanto riguarda i rapporti lavorativi del settore privato.
Si tratta tuttavia di una caratteristica, tipicamente italiana, destinata a scomparire, con riguardo specifico alla donne. Infatti, già nel 2011 l’età anagrafica minima da associare all’anzianità contributiva utile ai fini dell’ottenimento della pensione anticipata era pari a 60 anni: soglia pari a quella stabilita appunto per la vecchiaia.
Si ricorda che l’equiparazione dell’età pensionabile delle donne con quella degli uomini era già stata prevista con la manovra economica dell’estate del 2011 in cui era stato predisposto un percorso che si sarebbe dovuto avviare nel 2014 per poi raggiungere il traguardo nel 2026.
In realtà, ad accelerare tale processo è intervenuta la riforma Monti-Fornero: a partire dal 1° gennaio 2012, infatti, l’età delle donne del settore privato (si ricorda che per quelle del settore pubblico si era già provveduto nel 2010) è aumentata arrivando a 62 anni, per salire poi ulteriormente a 63 anni e 9 mesi nel 2014 e 2015, a 65 anni nel 2016 e a 66 a partire dal 2018.
Le cose cambiano, invece, per quanto riguarda le lavoratrici autonome (quindi commercianti, artigiane e coltivatrici dirette), per le quali lo scalone del 2012 è stato di 3 anni e mezzo: l’età anagrafica è così slittata da 60 a 63 anni e mezzo.
Soglia che è ulteriormente salita a 64 e 9 mesi nel 2014, e arriverà a 65 e 6 mesi nel 2016, per poi raggiungere, a partire dal gennaio del 2018, i 66 anni. Attenzione, però, perché a tali numeri, dal 2013, è necessario aggiungere anche gli adeguamenti demografici.
PENSIONE ANTICIPATA: OPZIONE DONNA, CHI PUO’ BENEFICIARNE?
Ai fini dell’uscita anticipata dal lavoro rimane quindi la strada che la legge Maroni del 2004, poi convalidata in via sperimentale dalla riforma Monti-Fornero, riserva alle lavoratrici dipendenti, con almeno 57 anni di età (per le autonome valgono invece almeno 58 anni), disposte a scegliere per il calcolo contributivo (certamente meno vantaggioso) della pensione, fino a tutto il 2015.
Per poter beneficiare di questa opzione, però, era necessario considerare anche la vecchia “finestra mobile” (indicante appunto il tempo di attesa intercorrente tra la maturazione dei requisiti e l’effettivo pensionamento) di conseguenza si doveva risultare già ‘in regola’ 12 mesi prima (18 invece per le autonome).
Questo viene ad implicare che, dal momento che l’età da accompagnare ai 35 anni di contributi ha raggiunto i 57 anni e 3 mesi, a causa del primo adeguamento alle speranze di vita, era necessario compiere i 57 anni entro il mese di agosto 2014.
In opposizione a questa previsione era stata avanzata alla Commissione lavoro della Camera una risoluzione (rimasta priva di risposta) atta a far pressione sia sull’INPS che sul Ministero del lavoro affinché non venissero applicati gli slittamenti previsti dalla finestra mobile e dall’allungamento dell’aspettativa di vita.
Ora, grazie alla legge di Stabilità 2016, l’Opzione donna è stata estesa anche alle lavoratrici che hanno maturano i requisiti entro il 31 dicembre 2015, benché la decorrenza del trattamento pensionistico ricada in data successiva.
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