Pensione Anticipata con Opzione Donna: ecco quando e per chi

Redazione 03/05/16
Andare in pensione anticipata con l’Opzione donna? Ai fini del calcolo dei 35 anni di contributi bisogna fare particolare attenzione ai periodi part-time, a quelli di malattia e disoccupazione.

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OPZIONE DONNA: PER BENEFICIARNE COSA BISOGNA FARE?

Quando si parla di Opzione donna non tutti sanno che si fa riferimento, in realtà, ad una peculiare tipologia di pensione di anzianità che è rimasta ‘salva’ nonostante gli interventi introdotti dalla Riforma Fornero.

In tal senso, infatti, in maniera parallela a quanto già veniva fatto per le restanti pensioni di anzianità, per poter raggiungere il requisito contributivo minimo di 35 anni non sono computati né i periodi di malattia né quelli di disoccupazione, essendo questi periodi esclusi dalla normativa per il calcolo del requisito minimo di anzianità, pur vengano correttamente accreditati i contributi figurativi.

Ecco perché nella stima del possesso dei requisiti per l’Opzione donna, è necessario che le lavoratrici interessate prestino molta attenzione al fatto se sussistano o meno periodi di malattia o di disoccupazione, anche nel caso risultino indennizzati e contribuiti.

Attenzione motivata dal fatto che le settimane corrispondenti vanno decurtate dal computo della contribuzione che si possiede. Tale calcolo, si ricorda, va fatto al 31 dicembre 2015 dal momento che hanno possibilità di andare in pensione con l’Opzione donna coloro i quali maturano i requisiti utili entro questa stessa data, nonostante per il futuro siano già attese ulteriori proroghe.

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Vediamo nel dettaglio tutto quello che serve per andare in pensione anticipata con l’Opzione donna.

PENSIONE ANTICIPATA CON OPZIONE DONNA: QUALI REQUISITI SERVONO?

I requisiti utili alla pensione anticipata con l’Opzione donna (in aggiunta al fatto che bisogna possedere 35 anni di contributi) sono:

1) per le lavoratrici dipendenti: 57 anni e 3 mesi di età compiuti entro il 31 dicembre 2015;

2) per le lavoratrici autonome: 58 anni e 3 mesi di età compiuti entro il 31 dicembre 2015.

Si ricorda, inoltre, che non si può accedere immediatamente alla pensione in quanto è necessario aspettare una finestra temporale (di 12 o 18 mesi sulla base della categoria di appartenenza delle lavoratrici) a partire dalla data di maturazione dei requisiti.

Infine, in cambio dell’anticipo, l’assegno di pensione viene calcolato con il metodo contributivo, il quale, basandosi sui contributi accreditati e non sugli ultimi stipendi, vede applicare delle rivalutazioni minime ed è quindi significativamente penalizzante.

QUANTI ANNI DI CONTRIBUTI? DISOCCUPAZIONE E MALATTIA: COME FUNZIONA?

Per poter conseguire il raggiungimento del requisito minimo di 35 anni di contributi si ricorda che non valgono gli accrediti figurativi per disoccupazione e malattia.

I casi

Se una lavoratrice, infatti, alla data del 31 dicembre 2015, possiede 1820 settimane di contributi, pari quindi a 35 anni, di cui però, ad esempio, 20 sono di malattia, non avrà diritto ad accedere alla pensione con l’Opzione donna, a patto che non arrivi a possedere periodi da riscattare o ricongiungere perché i contributi da riscatto e da ricongiunzione valgono pienamente ai fini del raggiungimento del requisito, così come quelli volontari.

Nel caso in cui, invece, una lavoratrice possieda 1890 settimane di contributi di cui 30 di disoccupazione, ha comunque la possibilità di pensionarsi con l’Opzione donna per via del fatto che supera il requisito di 1820 settimane richiesto, anche senza contare i contributi figurativi per disoccupazione e malattia.

OPZIONE DONNA E PART-TIME: COME FUNZIONA?

Le lavoratrici interessate dovranno, poi, prestare particolare attenzione ai periodi di lavoro part-time. Nel caso, infatti, i contributi versati dovessero essere sotto il minimale, pur avendo lavorato per tutto l’anno, nei confronti della lavoratrice risulteranno coperte meno di 52 settimane e conseguentemente il requisito contributivo verrà proporzionalmente ridotto.

Per ottenere l’accredito integrale dei contributi, la retribuzione settimanale imponibile minima risulta pari al 40% del trattamento minimo mensile. Ciò significa che una lavoratrice per potersi vedere accreditare l’intera contribuzione per 52 settimane, deve percepire uno stipendio pari ad almeno 10.440 euro.

Ai fini del raggiungimento del requisito contributivo per l’Opzione donna è perciò necessario controllare, anno per anno, che le retribuzioni percepite abbiano raggiunto il parametro minimale, anche se va detto che l’estratto conto dell’INPS già dovrebbe recare in maniera corretta le settimane già accreditate secondo tale confronto.

Il caso

Se, ad esempio, una lavoratrice part-time nel 2015 (si ricorda che il minimale 2015 non cambia rispetto a quello 2016) risulta con una retribuzione imponibile di 6.023 euro, nonostante abbia lavorato ininterrottamente dal 1° gennaio al 31 dicembre, si vedrà accreditate soltanto 30 settimane di contributi e non 52. Questo perché ai fini del calcolo bisogna dividere l’imponibile per il minimale settimanale, così ottenendo le settimane coperte nell’anno da contribuzione.

Per cui, per calcolare i contributi per l’Opzione donne non si potrà computare un anno intero, bensì soltanto 30 settimane.

Redazione

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