L’Aula di palazzo Madama, infatti, era stata chiamata a pronunciarsi per assegnare al governo la delega in materia di legiferazione sul disegno di legge, molto sostenuto dal ministro della Giustizia Paola Severino.
Ieri, dopo un’accesa discussione, il presidente del Senato Renato Schifani ha preso la decisione definita “amara”, quella, cioè, di rimandare alla Commissione il testo, destinandolo, dunque, all’affossamento (essendo poi arrivate le dimissioni del governo Monti).
Mentre il presidente del Senato stava esponendo la sua posizione, in aula è andato in scena anche uno spettacolo ai limiti dell’increscioso, tra manifesti, insulti e volgarità, poi spiegate palesemente dai singoli parlamentari per la messa a verbale.
Ad alzare la temperatura a palazzo Madama, qualche minuto prima, alcune dichiarazioni inerenti i reati che si sarebbero visti estinti in seguito al periodo di messa alla prova.
Le fattispecie coinvolte nel provvedimento, infatti, sarebbero state addirittura 23, ivi compresi i reati contro la pubblica amministrazione come peculato e corruzione che, dunque, si sarebbero visti del tutto estinti qualora le misure alternative avessero dato esito positivo per l’ex detenuto.
Il ddl è stato inoltre proposto come unica via per ridurre il sovraffollamento delle carceri e, insieme, assicurare una “Seconda chance” ai tanti reclusi nei penitenziari italiani.
Tutto vano, comunque. Preso atto delle difficoltà incontrate dal documento, non è stato possibile imprimere quell’accelerazione tanto sperata dal Guardasigilli, che aveva preso parola per proteggere il disegno di legge.
Tra gli argomenti portati dal ministro in Difesa delle misure alternative al carcere, la smentita sulle accuse che il ddl potesse venirsi a costituire come un indulto mascherato, o, in misura ancora più eclatante, un’amnistia.
“E’ un testo importante che ha una sua razionalità – ha commentato dopo lo stop al testo Paola Severino – e l’ok sarebbe stata una pagina bellissima per concludere questa mia esperienza di governo. Invece vado via con amarezza anche se vi ringrazio per il sostegno che ci avete sempre dato“, ha concluso rivolgendosi ai senatori.
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