La problematica è più presente al Sud (63% dei casi), ma la geografia delle penalità è sbilanciata per il Nord che annovera la presenza, fra gli enti fuori Patto, il Comune di Torino al quale viene applicato un taglio di 38,4 milioni. Contrariamente all’anno scorso, tuttavia, sono numerosi i capoluoghi a comparire nel novero che riporta fra i più grandi Messina, Catanzaro e Trapani. La sanzione, come sopraddetto, si palesa mediante un taglio al fondo sperimentale di riequilibrio, ma in qualche eventualità gli ex trasferimenti si riducono addirittura a zero ed il Comune si trova nella condizione di dover riversare entrate supplementari al bilancio dello Stato.
E’ la circostanza, fra le tante, di Alessandria che nelle settimane appena trascorse ha anche dichiarato il dissesto finanziario per il continuo manifestarsi di un extra – debito (vicino ai 94 milioni di euro) nelle gestioni degli anni passati. La sanzione comminata alla città piemontese supera di poco i 3 milioni, tuttavia il suo assegno statale ne vale poco meno di 2,8 quindi questo comporta che l’ammanco che si verifica debba essere riversato. Inoltre, gli enti che non adempiono si vedono bloccati assunzioni e mutui, e contestualmente devono ridursi alla media dell’ultimo triennio le spese correnti e le indennità degli amministratori vengono tagliate del 30%.
Considerato l’andamento della finanza locale e i numeri in ballo, il quadro tracciato dal decreto del Viminale tende a far considerare che l’anno venturo potrebbe essere ancor più salato. Il Dl “fiscale” (Dl 16/2012) ha infatti depennato il limite delle sanzioni, che ancora per il 2011 non potevano oltrepassare il 3% delle entrate correnti. L’anno prossimo, invece, gli enti inadempienti saranno obbligati a pagare la totalità della somma dello sforamento, indipendentemente dalle dimensioni del proprio bilancio, in maniera tale da proteggere i risultati complessivi della finanza pubblica.
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