Pasticcio rendiconto: parlano i costituzionalisti

Redazione 13/10/11
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L’ “impasse” creatasi con la bocciatura del Rendiconto 2010, fatto inedito nella storia repubblicana del nostro Paese, rischia di diventare un tale rompicapo da mettere in difficoltà persino i costituzionalisti più affermati, che in coro parlano di “pasticcio”.

Il Rendiconto, insieme al Bilancio, è espressamente citato dalla Costituzione all’art. 81:

Le Camere approvano ogni anno i bilanci e il rendiconto consuntivo presentati dal Governo.

L’esercizio provvisorio del bilancio non può essere concesso se non per legge e per periodi non superiori complessivamente a quattro mesi.

Con la legge di approvazione del bilancio non si possono stabilire nuovi tributi e nuove spese.

Ogni altra legge che importi nuove o maggiori spese deve indicare i mezzi per farvi fronte”.

Di conseguenza, la bocciatura del rendiconto impedisce l’approvazione anche del Bilancio di assestamento dell’anno in corso, provocando la paralisi finanziaria dello Stato.

Tutti i costituzionalisti concordano sul fatto che quelle di Bilancio non sono leggi come le altre.

La stessa Costituzione, ci ricorda ancora che sulle leggi di bilancio, come su quelle tributarie, di amnistia, di indulto e di autorizzazione a ratificare i trattati internazionali, non è ammesso il referendum abrogativo (art. 75).

Una bocciatura della legge di Bilancio in Parlamento, pertanto, corrisponde a una “quasi sfiducia”.

Per Piero Alberto Capotosti, Presidente emerito della Corte Costituzionale nel 2005, ci sono “molte perplessità che il governo abbia un obbligo giuridico di dimettersi”, anche se c’è “un obbligo politico a farlo”.

Secondo Valerio Onida, anche lui Presidente emerito della Consulta tra il 2004 e il 2005, dal voto di martedì scorso non deriverebbero “dimissioni automatiche”, quanto la necessità di “verificare il rapporto fiduciario tra Parlamento e Governo”. Aggiunge poi che “i voti negativi sulle leggi di bilancio vanno intesi come voti di sfiducia, anche se formalmente non lo sono“.

L’esecutivo era intenzionato a ripresentare lo stesso testo respinto dalla Camera.

Ma, ha ricordato l’ex presidente della Camera Luciano Violante, un provvedimento respinto non può essere ripresentato nei sei mesi successivi. Quindi, nel Consiglio dei ministri lampo di questa mattina si è deciso di riscrivere solo l’art.1 del disegno di legge per il rendiconto del bilancio dello Stato.

E’ caduto quindi nel vuoto il ricorso all’ “espediente” proposto da un altro ex presidente della Corte Costituzionale (anno 1995), Antonio Baldassarre: il Governo “dovrebbe presentare nuove tabelle dicendo che le precedenti avevano degli errori”.

L’ultima parola, spetta ancora ad Onida, che invita a “guardare alla sostanza: o il rendiconto è sbagliato, e allora lo si boccia; o è giusto e allora si può rivotare lo stesso testo. Se il Parlamento dice che il cielo è azzurro, lo è, e c’è poco da fare”.

Redazione

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