Papa Francesco I: “la migliore scelta” per il teologo Hans Küng

Redazione 14/03/13
A tirare un sospiro di sollievo per l’elezione al Soglio Pontificio dell’argentino, arcivescovo di Buenos Aires, Padre Jorge Mario Bergoglio, alias Papa Francesco I, è uno dei massimi teologi cattolici viventi, fervente critico del recente risvolto ‘doloroso’ della dirigenza episcopale romana: Hans Küng. “Sono felice è la migliore scelta possibile -è il commento del professore- conosce e ama la vita semplice, umile, reale, è esterno al sistema romano della Curia”. E’ dunque la qualità secondo Küng, il criterio ispiratore della recente nomina papale. La provenienza extraeuropea, per la prima volta in 2.000 anni di storia pontificia, unita a prospettive ecumeniche aperte, per il teologo svizzero costituiscono i “segnali giusti” per un Pontificato tanto rinnovatore quanto giusto. “E’ un gesuita, che sicuramente dispone di una formazione e preparazione teologica molto solida. E’ un uomo che ha sempre condotto una vita semplice, non in grandi e sontuosi palazzi di potere -prosegue lo scrittore- Un uomo abituato ad andare tra i fedeli anche a piedi scalzi, col bastone di pastore”.

Con la sua nomina pare infatti avverarsi l’auspicio avanzato da Küng di avere un Papa ‘umano’, una figura pastorale in grado di proferire il messaggio cattolico tra gli umili e i reietti, un Pontefice che non rimanga trincerato dietro le mura leonine e i segreti curiali. “Già con i primi gesti ha dato consigli e segnali: non ha chiesto né cercato applausi trionfali né parole pompose, bensì preghiera in silenzio” sancisce Küng. A partire dalla scelta del nome si esplicita il messaggio lanciato dal nuovo Pontefice, rivolto sì a tutti i fedeli, ma forse e soprattutto recepito dagli ecclesiastici romani. Il teologo, nonché sacerdote svizzero al proposito dichiara: “Un cardinale che nel mondo di oggi e sullo sfondo della grave crisi della Chiesa sceglie non nomi che richiamino suoi predecessori recenti, bensì proprio questo nome, sa esattamente di richiamarsi e riferirsi a San Francesco d’Assisi”. “Francesco d’Assisi -aggiunge poi il professore- fu l’alternativa al programma della Chiesa vista e vissuta come potere. Fu l’antitesi del più grande e potente Papa di potere del Medioevo, Innocenzo III: Francesco visse e testimoniò la Chiesa degli uomini semplici, dei poveri, dei modesti”.

Küng non cela la speranza che “Francesco possa veramente realizzare nella Chiesa e nel rapporto tra la Chiesa e il mondo tutto quanto sicuramente si propone di fare”. Jorge Mario Bergoglio sembra dunque incarnare appieno le ali progressiste della Chiesa, le stesse ali che potrebbero far spiccare il volo alla riforma curiale: “se e come le riforme necessarie e mancate, accumulatesi nella Chiesa d’oggi, verranno realizzate e s’imporranno o se invece tutto continuerà come fino ad ora” verrà unicamente a dipendere secondo l’autorevole teologo sulle concrete possibilità che verranno concesse, o viceversa verranno imposte, allo stesso Pontefice appena eletto. “Se il nuovo Papa le realizzerà -conferma Küng- troverà un grande appoggio, ben oltre l’ambito della Chiesa cattolica e dei fedeli. Altrimenti il grido ‘indignatevi’ si diffonderà anche all’interno della Chiesa e imporrà riforme dal basso”, allarma con risolutezza il sacerdote. Hans Küng fa riferimento anche alla biografia del Pontefice gesuita sostenendo come essa, da sola, “lasci spazio alla speranza”. Certo lo stesso teologo ammette che Bergoglio non sia stato esente da critiche, tuttavia “il punto non è questo, la domanda-chiave è e rimarrà che cosa lui farà per la Chiesa e per il mondo. Se ha davvero lo spirito ecumenico e coinvolgerà le altre Chiese. Se aprirà le finestre che il suo predecessore ha chiuso, se tornerà alla linea di Giovanni XXIII, allora sarà Francesco I”, conclude Küng.

In riferimento ai primi tangibili segnali che potrebbe lanciare in tal senso Papa Francesco, l’istitutore dichiara “quale Segretario di Stato potrebbe scegliere non un rappresentante del sistema romano, bensì una persona pronta alle riforme e dallo spirito ecumenico (…) spero che non vengano fatti compromessi col partito della Curia”. Küng aggiunge all’elenco della azioni auspicabili la necessaria sostituzione, e non certo la conferma, “dei responsabili dei dicasteri vaticani. E scegliere personalità competenti, anche esterne al Collegio dei cardinali”; come terzo punto sostiene il teologo il Papa argentino “dovrebbe introdurre la collegialità nella Curia, costruire un Gabinetto responsabile di scelte collettive. Quarto, dovrebbe introdurre la collegialità con i vescovi, riattivare il Consiglio dei vescovi come organo decisionale e non solo consultivo. Quinto, dovrebbe vigilare che diocesi, comunità, singoli fedeli, abbiano riconosciuto un diritto di resistenza e critica. E’ conforme con il Vangelo”. Le riforme di cui parla Hans Küng toccano i punti nodali del sistema ecclesiastico: “il ruolo della donna, l’enciclica Humanae Vitae, e quindi la contraccezione, l’ordinazione di donne, l’ecumenismo con le altre Chiese, l’apertura della Chiesa ai drammi del mondo, dalla sessuale morale in Africa al resto”. E alla domanda “cercherà d’incontrare il nuovo Papa?” il teologo svizzero ribatte “Non è la cosa più importante, ora deve occuparsi della Chiesa”.

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