Si tratta di una vera e propria rivoluzione, a cui, però, non tutti gli attori coinvolti sembrano perfettamente pronti. I numeri, del resto, sono di difficile gestione per un passaggio così delicato: 50 milioni i documenti stimati per ogni anno, per 2 milioni di attività e realtà coinvolte a fronte di 50mila enti pubblici. Di questi, è bene ricordare, le amministrazioni centrali dovrebbero essere più aggiornate, dal momento che per loro lo strumento delle fattura elettronica è a regime dallo scorso mese di giugno.
Comunque sia, si tratta davvero di cifre ragguardevoli, che metteranno a dura prova il sistema di contabilità nazionale, specie nei primi tempi. Ecco perché è fondamentale per tutti gli operatori non arrivare impreparati all’appuntamento storico a lungo atteso, ma ora, giustamente, temuto da più parti per gli effetti che potrebbe generare.
In proposito, è bene tenere conto che tutto il traffico delle fatture elettroniche si svolgerà attraverso il Sistema d’interscambio, un enorme database in scala nazionale da cui saranno inoltrate e smistate tutte le fatture digitali emesse nei confronti degli enti pubblici.
Alcuni degli errori più frequenti ravvisati nei mesi di test svolti dall’Agenzia delel Entrate, allora, sono riassumibili in pochi punti, al fine di consentire a tutti i neofiti di non inceppare sin dalle prime battute nel meccanismo di invio della fattura in formato elettronico.
Coda evitare nell’invio della fattura
Invio ripetuto. Assolutamente da evitare, avverte l’ente diretto da Rossella Orlandi, è il click ripetuto una volta entrati nel sistema d’interscambio. Quasi una su due delle fatture gestite dal sistema negli ultimi nove mesi, infatti, arriva da questo errore in sede di invio. Il Sistema comunque è tarato in modo che dopo il primo Ok, gli altri documenti a seguire ottengano uno scarto immediato.
Fatture incomplete. Sono due principalmente le irregolarità ravvisate dallo Sdi: il certificato di autorizzazione all’emissione della fattura, che potrebbe non essere riconosciuto dal meccanismo centrale, oppure il rischio del “tracciato non conforme”, diventato molto più presente nelle ultime settimane con il via libera alla disciplina dello split payment. C’è, poi, anche il classico errore di battitura, che però può servire per l’aggiornamento di database interni sorpassati o incompleti.
Codice. Meno sbagli, invece, nel corso della sperimentazione sono emersi riguardo all’immissione di codici sbagliati o non riconosciuti. Ciò significa che le amministrazioni coinvolte – quelle centrali, fino a oggi – hanno fornito regolarmente ai propri fornitori la propria targa identificativa nel sistema.
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