Se Clinton era il “vecchio”, in quanto il sistema informativo allora in uso era l’Excel 2003, che non era nemmeno in grado di leggere files con più di 256 colonne, il “nuovo” è stato lo sfruttare il fenomeno Facebook per farne un trampolino di lancio nel web, inventando di fatto la possibilità che un social network divenisse un vero e proprio strumento politico di propaganda.
Il risultato della manovra mediatica è stata la creazione del “mito” Obama e della sua conseguente elezione a presidente degli Stati Uniti d’America.
Obama è divenuto il primo “candidato Facebook” della storia, dimostrando che per lui era importante “fidarsi” del passaparola mediatico, più di quanto veniva predisposto strategicamente dallo staff di consulenti che, notoriamente, “costruiscono” a tavolino ogni passaggio della campagna elettorale di un probabile Presidente.
Il concetto di “fiducia” è stato veicolato attraverso il tam tam mediatico al punto da annullare tutto quello che era stato, fino ad allora, il “vecchio”.
Il risultato è stato l’elezione di Barack Obama a 44° Presidente degli United States e la creazione del “mito”, capace di stravolgere congiunture economiche e globalizzazione in nome della comunicazione di massa.
Pochi mesi fa, in aprile, Obama ha tenuto a dimostrare concretamente la sua predilezione per il mezzo Facebook, incontrando Zuckenberg ed il suo staff , recandosi nel quartier generale a Palo Alto, in California, per l’incontro “responsabilità condivisa, prosperità condivisa“, accettando persino di chattare in diretta mondiale con gli utenti Facebook, suoi grandi elettori.
E’ di queste ore la notizia che l’Obama-padre ha vietato alle figlie Sasha e Maila di crearsi un loro profilo sul social network più famoso del mondo.
Siamo di fronte ad una scelta opportunista o, peggio, ipocrita, o c’è dell’altro?
Le “Obama sisters” non sapranno, al momento che lo stesso papà che ora vieta loro l’accesso su Facebook, ha una pagina a lui dedicata che conta quasi 25 milioni di “amici” e che la stessa “Casa Bianca” ha una pagina fb con più di un milione di contatti…
Dobbiamo ritenere banalmente che l’Obama –padre si sia reso protagonista con le sue figlie della solita logica “fate quello che dico io ma non fate come faccio io” ?
Se Facebook è stato accreditato già, dal 2008, come mezzo “affidabile” di comunicazione, perché mai dovrebbe essere negato alle figlie più importanti d’America di farne uso?
Eppure, come per tutti gli adolescenti, l’utilizzo di Facebook dovrebbe essere ovviamente “supervisionato” dai genitori per cui, l’eventuale “pericolosità” del mezzo verrebbe in ogni caso neutralizzato dal doveroso controllo genitoriale che, comunque, è presente per ogni attività che un’adolescente intenda intraprendere…
Non penso che il fine che Obama intendesse raggiungere sia quello di fornire la lettura di un rapporto familiare improntato al rigore ed alla severità d’altri tempi; né mi pare che il modello familiare obamiano sia quello patriarcale, peraltro assai in voga presso la middle class americana e non solo…
Gli esempi di “doppia morale” a destra, come a sinistra, sono cronaca anche dei nostri tormentati giorni italiani…
E, allora, perché chiudere a Facebook le porte dell’alloggio presidenziale?
La spiegazione va forse ricercata in una sottile strategia politica che va ben oltre quello che appare.
Sono di stringente attualità le polemiche sulla violazione costante della privacy su internet… e sull’impossibilità di arginare l’immagazzinamento di milioni di dati sensibili che restano comunque sul web per sempre a disposizione dei guru di FB.
Obama sta dunque cercando nuove battaglie di cui farsi paladino, visto il parziale fallimento di quelle che lo avevano accreditato come “deus ex machina” della politica americana e mondiale.
Le elezioni per il rinnovo del mandato sono vicine e la campagna elettorale continua… ovviamente su Facebook.
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