La variazione reddituale deve essere accompagnata da un significativo cambiamento nella posizione lavorativa di almeno uno dei componenti del nucleo familiare nei 18 mesi precedenti la richiesta della prestazione (si ricorda che l’Isee serve ad accedere a prestazioni di welfare). Nel caso di un dipendente a tempo indeterminato, è possibile chiedere l’Isee corrente in caso di perdita del lavoro, ma anche di sospensione o riduzione dell’attività lavorativa.
Per un dipendente a tempo determinato, la condizione è che ci siano stati almeno 120 giorni di contratto a termine nei 12 mesi precedenti alla cessazione del rapporto. Per un lavoratore autonomo, in caso si cessazione di un’attività che sia proseguita per almeno 12 mesi.
Per calcolare l’Isee corrente bisogna inserire i redditi conseguiti negli ultimi 12 mesi (da lavoro dipendente, da attività d’impresa o di lavoro autonomo, da trattamenti assistenziali, previdenziali e indennitari). La richiesta di Isee corrente si presenta compilando un apposito modulo sostitutivo, con il quale in pratica si rettifica la DSU, dichiarazione sostitutiva unica, precedentemente presentata.
Bisogna allegare anche la documentazione e certificazione attestante la variazione della condizione lavorativa. Sulla base di questi nuovi dati, si ridetermina l’indicatore della situazione reddituale, e l’Inps provvederà a calcolare il nuovo Isee, mantenendo inalterati l’indicatore della situazione patrimoniale e gli altri parametri. L’Isee corrente dura per soli due mesi (l’Isee ordinario invece vale per l’intero anno in cui è stata presentata, fino al 15 gennaio dell’anno successivo).
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