Sostanzialmente, il governo ancora in carica per affari correnti, ha decretato che non sussistano le condizioni per lasciare in vita l’etereo “cantiere” dell’opera. Dunque, a decorrere da venerdì, il ponte sullo Stretto diventerà ufficialmente un ricordo, molto salato, per le casse pubbliche.
A stabilire il termine perentorio per il rinnovo dell’atto aggiuntivo contrattuale era stato il decreto sviluppo bis, laddove al comma 1 articolo 8 del testo convertito in legge 221/2012. Secondo il provvedimento adottato lo scorso autunno, a siglare la prosecuzione dell’impegno di realizzazione dovevano essere le due parti coinvolte, ossia il committente Stretto di Messina Spa ed Eurolink, controllata dal colosso Impregilo.
Nell’ultima seduta tra i rappresentanti dell’esecutivo, è stato il ministro dello Sviluppo economico e delle Infrastrutture Corrado Passera a illustrare il dossier sullo stato di salute dell’opera, e, soprattutto, del tavolo in corso tra le due parti contraenti. Così, come spiega il resoconto della Presidenza del Consiglio dei Ministri “il Contraente generale è receduto dal Contratto lo scorso novembre e, in seguito, ha impugnato di fronte al Tar del Lazio la nota con cui Stretto di Messina Spa si opponeva al recesso. La relazione ha sottolineato inoltre l’assenza delle condizioni necessarie per l’emanazione di un decreto legge di proroga del termine per la stipula dell’atto aggiuntivo (fissato al 1 marzo 2013), come era stato richiesto dal Contraente generale”.
Così, in gergo tecnico, sulla base del decreto sviluppo, finiranno per essere “caducati” tutti quegli atti che “regolano i rapporti di concessione, nonché le convenzioni ed ogni altro rapporto contrattuale stipulato dalla società concessionaria”.
Ancora uno spiraglio, dalle parti in causa, è tenuto però aperto, se è vero che resta in programma un cda definitivo da parte della Società Stretto di Messina, dove, teoricamente, potrebbe anche trovarsi la quadra per un accordo in zona Cesarini.
In realtà, però, le barricate erette dalla stessa Eurolink nei confronti sia dell’esecutivo che della controparte contrattuale, a cui ha pensato di recapitare successivamente all’emanazione del decreto sviluppo una lettera di recesso, poiché,a parere del general contractor, sulla base delle condizioni poste dal governo sarebbe stato impossibile intavolare qualsiasi genere di negoziato. Da lì, è seguito qualche strascico legale, con tanto di ricorso in sede civile ed europea.
I paletti posti dal decreto erano principalmente due, e cioè i limiti temporali di 60 giorni per il Cipe di valutare l’opera realizzabile o se, entro 540, non si dovesse trovare un metodo e un soggetto di finanziamento. Se una di queste due ipotesi in seguito alla firma del contratto, non dovessero avere luogo, allora si arriverebbe alla caducazione ex lege.
Un’eventualità che, a quanto sembra, verrà anticipata già a venerdì, mettendo così non la prima pietra, ma quella tombale a un’opera che ha sempre diviso l’opinione pubblica e le fazioni politiche.
Anche negli ultimi tempi, non a caso, lo stretto di Messina è tornato in auge nel dibattito pubblico: in primis, quando Beppe Grillo lo ha attraversato a nuoto, aprendo di fatto la sua trionfale campagna elettorale e, in secundis, qualche giorno fa, quando fu lo stesso Berlusconi, principale sponsor della realizzazione dell’opera, a augurarsi di poter attraversare il ponte “prima di morire”.
Beppe Grillo attraversa a nuoto lo Stretto di Messina
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