Il Consiglio di Stato – che rappresenta il secondo grado della giustizia amministrativa – sostiene che la questione vada congelata fino a quando non saranno rese note le motivazioni della sentenza di primo grado di novembre, a firma del Tar.
Non è quindi uno stop definitivo ai rimborsi, ma una sospensione. Tutto al momento è bloccato, e 10 milioni di utenti che aspettavano il ristoro (sono quelli di telefonia fissa o fisso-mobile con contratto attivo dal 23 giugno 2017), non riceveranno al momento nulla.
Nel 2019, il Consiglio di Stato si pronuncerà sul diritto delle persone e delle aziende di ricevere effettivamente il rimborso, e soprattutto sull’entità delle restituzioni dovute. E questa sua sentenza – avverte lo stesso Consiglio di Stato – arriverà in ogni caso entro il 31 marzo dell’anno prossimo.
Il 21 novembre il Tar aveva annullato le multe da 1,1 milioni inflitte dall’Agcom alle società telefoniche per essere passate dalla fatturazione mensile a quella a 28 giorni (sistema che avrebbe fruttato loro una bolletta in più l’anno) confermando tuttavia l’obbligo di rimborsare gli utenti, in termini di giorni di traffico gratis, entro il 31 dicembre.
Dura la reazione delle associazioni dei consumatori. “Non ci saranno al momento i rimborsi per le bollette fatturate ogni 28 giorni e forse non ci saranno neanche in futuro – commenta Carlo De Masi, Presidente di Adiconsum nazionale – La cosa non ci sorprende, perché nei confronti di una sentenza del Tar, il Consiglio di Stato può ribaltare il verdetto del Tribunale amministrativo, come purtroppo è avvenuto in questo caso”.
“Siamo stati – prosegue Pierpaola Pietrantozzi, Segretario nazionale Adiconsum – l’unica Associazione ad andare al cuore del problema che è l’art. 70 del Codice delle Comunicazioni elettroniche, il quale permette alle aziende di modificare unilateralmente le condizioni contrattuali, senza alcuna limitazione, rendendo vana la certezza del contratto. Il consumatore, nel momento in cui firma un contratto di telefonia, deve essere certo che non avrà sorprese, come accade negli altri settori merceologici regolati dal Codice del Consumo”.
“Il nocciolo della questione – conclude De Masi – è proprio questo: per tutelare i consumatori c’è bisogno di revisionare il Codice delle Comunicazioni Elettroniche e di rafforzare i poteri sanzionatori di tutte le Authority”
Leggi anche “Bollette telefoniche a 28 giorni, il Tar conferma i rimborsi: come ottenerli”
Il numero di giorni da rimborsare si calcola dal 27 giugno 2017 fino al giorno in cui gli operatori sono tornati a tariffa mensile.
Alla base dei ricorsi di Vodafone e Wind, spiegano fonti legali, c’è la contestazione che l’Autorità avesse il potere di obbligare le compagnie al rimborso stabilendone anche le modalità.
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento