Dopo aver voluto preparare il mondo alla notizia, dunque, il Sudafrica ora piange il suo uomo più rappresentativo, simbolo mondiale delle battaglie razziali e l’unico in grado di sconfiggere la piaga dell’apartheid. Nato il 18 luglio del 1918, Nelson Mandela è stato indubbiamente uno degli uomini più significativi della seconda parte del ventesimo secolo.
Attivo fin da giovane come oppositore della segregazione razziale in atto nel paese all’estremità meridionale del continente africano, Mandela fu un vero e proprio esponente militare della lotta, prima e leader politico, poi. Nel 1961, quando divenne comandate di una compagnia affiliata all’African national Congress, era già impegnato da diversi anni, in prima persona, in azioni di ostacolo e di guerriglia alle politiche del regime vigente.
Al centro delle sue azioni, naturalmente, figuravano sempre i diritti della popolazione di colore sudafricana, che rappresentava, tra l’altro, la maggioranza dei cittadini, esclusa da qualsiasi processo decisionale e, soprattutto, dall’equità di status con i bianchi.
Dopo un arresto nel 1956, nel 1962 venne nuovamente preso in consegna dalla polizia – con il sospetto coinvolgimento dei servizi segreti americani – e condannato a 5 anni di detenzione, che rifiutò di barattare pagando il prezzo della rinuncia alla lotta per i diritti dei neri in Sudafrica.
Uscì di prigione solo nel 1990, a seguito delle pressioni interne e internazionali. Appena riottenuta la libertà, venne eletto alla guida dell’Anc e ottenne nel 1993 il premio Nobel per la pace. Un anno più tardi, poi, vinse le elezioni diventando il primo presidente sudafricano di colore. Sotto la sua guida, il Paese abbandonò definitivamente il regime di apartheid, mettendo sullo stesso piano cittadini di colore della pelle diverso. Alcune sue scelte, soprattutto di politica estera, come l’amicizia con il colonnello libico Gheddafi, non furono apprezzate, mentre sul fronte interno la sua figura divenne quella di assoluto padre della patria e fautore principale della riconciliazione.
Smessi i panni di presidente, dal 1999 è stato impegnato in progetti filantropici per l’abbattimento delle barriere razziali e contro la diffusione dell’Aids, un tema su cui riconobbe di non aver fatto abbastanza negli anni in politica. L’ultima apparizione pubblica è del 2010, quando intervenne alla Cerimonia di chiusura dei Mondiali di calcio, uno dei grandi eventi che ospitò il Sudafrica finalmente libero dal giogo del razzismo e aperto alla comunità internazionale.
Negli ultimi mesi, le sue condizioni di salute si sono via via aggravate, fino al decesso di oggi. Sulla figura di Mandela sono stati scritti libri, saggi e sono stati realizzati film di successo, tra cui il recente “Invictus” di Clint Eastwood. Messaggi di cordoglio stanno arrivando al governo sudafricano da ogni angolo del globo. Il Presidente degli Stati Uniti d’America Barack Obama ha commentato: “In lui l’esempio della mia vita”.
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