Maturità, versione di greco al classico. La traduzione (con timore)

Con la notizia del greco allo scritto della maturità classica, anche a distanza di anni un brivido corre nelle spalle. Mia moglie in verità mi dice di ricordare effettivamente solo il nome del vocabolario di greco, il mitico Rocci.

Io la maturità l’ho fatta nel 1992, e non so perché all’epoca la versione era una di quelle, modello IV ginnasio, che in una ora, due, veniva tradotta.  Si trattava, del  Satyricon, di Petronio, Serietà di studi e oculatezza di scelte alla base del successo.

Bella fortuna! Facile, facile! Nel mio liceo pochi anni prima e forse in tutta italia, ancora nell’aria vibrava una intraducibile versione dal greco. Ed all’epoca animali mitici traducevano le versioni dal latino al greco, e viceversa.

Chiusa la discussione – e immaginato lo scarto temporale, ho fatto la maturità nel giugno 1992, quindi l’ultima versione di greco risale a marzo 1992, ossia quando abbiamo saputo 🙂 del latino allo scritto – certamen compresi: 22 anni, che dire.

Nel primo pomeriggio, la chiamata, “Professore, se la sentirebbe per gioco di tradurla visto che è appassionato di classici”. Risposta “Di solito proponiamo le soluzioni per esame di avvocato e magistratura, … il greco … non saprei”. L’incubo ritorna, ho pensato. Misuriamoci. Come direbbe Alexandre Dumas, Vent’anni Dopo ….

 

Ecco la traduzione, e mostrate clemenza

GLI UOMINI ACCECATI DALLA IGNORANZA (di Luciano)

Terribile l’ignoranza, causa di molte disgrazie, diffonde nebbia sui fatti,

oscura la verità, e getta ombra sulla vita di ognuno. Siamo simili a chi

brancola nel buio, o sperimentiamo le stesse cose dei ciechi, inciampiamo

senza riflettere in un ostacolo, un altro lo evitiamo senza che ce ne sia

reale necessità, e non ci rendiamo conto di quelli prossimi a noi (ai nostri

piedi), ed una cosa distante da noi oltremodo la vediamo come molesta. In

ogni azione siamo lì lì per cadere.

E ciò ha suggerito ai poeti tragici svariati argomenti di drammi, dai i

Labdacidi, ai Pelopidi, ed altri simili; e questo perché si potrebbe

scoprire che tutti i drammi, o la maggior parte, sono messi in scena dall’ignoranza,

tragico demone (che la governa). Lo affermo riflettendo sulle calunnie

contro amici e familiari, per le quali le famiglie distrutte, le città rase

al suolo, e per le quali i figli si scatenarono contro i chi li aveva messi

al mondo , i fratelli contro i fratelli, gli amanti contro le persone

amate. Molte la amicizie che si frantumarono, ed i patti che si sciolsero

per aver dato credito alle calunnie

 

Giuseppe Cassano

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