Mammà e papà sono il vero welfare italiano… ma non ditelo alla Cancellieri!

Luigi Oliveri 07/02/12
Ormai le intemerate dei componenti del Governo sono a getto continuo e senza freni, tutte frutto di un repertorio tanto odioso, quanto stantio: i giovani a 28 anni non laureati “sfigati”, il posto fisso “monotono”, le tutele “da spalmare” (come la marmellata nei panini), i giovani “bamboccioni”, e, naturalmente, indisponibili a cercare lavoro lontani da “mammà e papà”.

Battute da Bagaglino in salsa tecnico-liberista de noantri, che lasciano pensare al paradosso di un governo “tecnico” sempre più portato a dire, fare, colloquiare in un modo che più “atecnico” non potrebbe.

L’ultima uscita del Ministro dell’interno è irritante di per sé, ma tanto più se detta lo stesso giorno in cui si è appreso che la figlia del Ministro del lavoro lavora nella stessa università di mamma e papà e la fondazione che presiede è finanziata dalla banca presso cui lavora la mamma, e, ancora, se proveniente da un ex prefetto. Sì, proprio uno di quei funzionari che il problema della casa, nel caso di trasferimenti, non ce l’ha perché gliela mette a disposizione lo Stato. Anzi, nella realtà i “padroni di casa” dei prefetti sono le province. Vuoi vedere che con la loro soppressione ci troviamo anche i prefetti “flessibilizzati” ed in cerca di casa in affitto, come tutti gli altri mortali?

In ogni caso, l’uscita, la ripetizione, questa sì monotona e rafferma, che i giovani non vogliono lavorare lontani da mammà e papà è veramente un insulto grave a tutte le famiglie. Il tanto decantato “nucleo familiare”, buono per parlarne nei convegni e per presentare promesse in campagna elettorale, ma mai destinatario di politiche sociali e di incentivo degne di tal nome.

E dire che non mancano ministeri, assessorati, commissioni, per le “pari opportunità”, sempre impegnatissimi a finanziare convegni, seminari, pièce teatrali, ricerche per capire quali sono i bisogni e le necessità delle famiglie, senza mai spendere un centesimo per la necessità più evidente e sotto gli occhi di tutti: costruire tanti, efficienti ed accoglienti asili nido. La cui assenza è la prima ragione per la quale in Italia la natalità è sensibilmente più bassa rispetto ad altre Nazioni, come Francia, Germania e Paesi Scandinavi, ove le politiche per la famiglia sono esattamente opposte, ricche di investimenti ed incentivi alle persone ed allo stato sociale.

La famiglia, in Italia, è stata regolarmente ignorata e spennata, perché priva di politiche per incentivare la natalità e la cura dei minori, aggredita dalla tassazione sulla casa o vittimizzata dai costi per gli affitti insostenibili.

E tuttavia, la famiglia, mammà e papà, ha supplito in questi lustri all’assenza di un welfare vero ed organizzato. I genitori ospitano figli che non riescono a trovare lavoro e casa, spesso lasciano loro il trattamento di fine rapporto per consentire loro l’ingresso nel lavoro e l’accesso ad un’abitazione.

Come si può, seriamente, imputare ai giovani di non voler abbandonare mammà e papà, in una società che non ha, essa, alcuna flessibilità organizzativa. Se vuoi muoverti in treno dal sud al nord ormai non hai più i convogli; il mercato delle case in affitto è totalmente in nero, bloccato; il mercato del lavoro poco trasparente perché le aziende si rifiutano di seguire canali ufficiali e pubblici di ricerca, ma utilizzano solo le “conoscenze”, sicchè se non hai l’amico di “papà” hai poche chance di trovare qualcuno che ti assuma. Inoltre, le banche, il “paradiso” del liberismo e della “flessibilità”, quelle stesse banche che hanno causato la crisi finanziaria apertasi nel 2008, che hanno avuto la forza di imporre i propri “tecnici” alla guida del Paese, se non vedono la firma di “mammà e papà” a garanzia, il prestito per aprire un’impresa o comperare una casa te lo fanno vedere col binocolo, ridendoti in faccia.

La famiglia, mammà e papà, ha fatto e fa da ammortizzatore sociale e i nostri genitori, come noi genitori, stiamo garantendo la tenuta anche democratica, oltre che sociale, del Paese.

Sfottere o insultare i giovani e, indirettamente, le loro famiglie è indice di una protervia imperdonabile e segno che le idee su come riformare davvero, dove destinare le risorse sottraendole ai tanti sprechi, purtroppo ancora mancano o sono molto, molto confuse.

Luigi Oliveri

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