Erano ancora lontani i tempi in cui la casta politica ha iniziato ad ostentare i lussi smodati. E’ ancora fresco nella memoria nazionale il conto pagato da Franco Fiorito da Pasquino, dove l’ex capogruppo e tesoriere del Pdl alla Regione Lazio finito nei guai per la gestione dei fondi del suo partito, per un bivacco degno di nota lasciò la bellezza di 9.900,5 euro. Tornando indietro negli anni si è scoperto che anche Gianni de Michelis del vecchio Psi rimpinzò le casse del Grand Hotel romano, il Plaza, dove soggiornò per 17 anni consecutivi, di ben 400 milioni di lire.
Sembra difficile, ora, avanzare l’ipotesi che la schiera a Cinque Stelle possa sostenere il confronto e mantenere alta la bandiera della scialacqueria. Tempi duri, dunque, si prospettano per gli speculatori immobiliari e i ristoranti ‘a quattro zeri’: tanti fra i 108 deputati ed i 54 senatori grillini si stanno muovendo per trovare alloggi alla mano, abbracciando appieno il vero modello della “cohousing”. E se alla sobrietà dei consumi, contravveleno necessario alle corruzioni di “Palazzo”, si assommano delle salde credenze vegetariane, assai diffuse fra i grillini freschi di nomina, può dirsi davvero addio agli sperperi rimpinzati dalle finanze pubbliche.
“Andrò ad abitare fuori dal centro, mi serve pace per studiare. -specifica il friulano Walter Rizzetto– Quanto al cibo, sono vegetariano e antispecista”. Cavalca la stessa onda Paolo Bernini, venticinquenne di Bologna, “Stiamo cercando un appartamento collettivo. Una cosa che costi poco, per dare il buon esempio”. E sul versante dei pranzi e delle cene ribadisce: “Ma quali ostriche… non sono mica come la Brambilla che fa finta di fare la vegetariana e poi ha un’azienda ittica. Mi cucinerò della roba a casa, però a Roma ho visto un bar che faceva panini veggie”.
Come spiega l’ad di immobiare.it, Carlo Giordano, nella capitale “un hotel a 4 stelle costa in media 230 euro a notte. Un residence 800 a settimana. L’affitto di un immobile di pregio di 120-150 metri quadri, da 4000 a 5500 euro al mese”. Non sono soltanto le cifre a tenere lontani (almeno per ora) i parlamentari grillini dagli agi e dai privilegi della mondanità trasteverina, anche in vista del propugnato taglio alle remunerazioni politiche, bensì la risoluta attitudine all’equilibrio il quale resta, in mezzo ai tanti, un requisito indispensabile alla buona gestione della ‘cosa pubblica’ ed un esempio di vita di lodevole onestà.
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