Elezioni amministrative: M5S flop a livello locale. Berlusconi se la gioca

Torino e Roma non fanno eccezione: si vota ancora la persona prima del partito

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Elezioni amministrative: l’esito del voto nei Comuni piccoli, ma soprattutto in quelli grandi, pare disegnare un profilo chiaro su scala nazionale: siamo tornati al bipolarismo.

Secondo quanto emerge dagli scrutini – in verità molto lenti – in aree come Parma, Palermo, Verona e soprattutto Genova, il vero sconfitto di questa tornata di amministrativa avrebbe un nome e un cognome: Beppe Grillo.

Il leader del MoVimento 5 Stelle non solo deve incassare l’estromissione dai ballottaggi in programma il 25 giugno, ma soprattutto subisce lo smacco di vedere il candidato sindaco nella “sua” Genova doppiato dagli avversari di centrodestra e centrosinistra. Proprio lì dove aveva suscitato tanto clamore la sua decisione di rimuovere la vincente delle selezioni online con un proprio uomo di fiducia.

Dunque, si avvicina al tramonto l’esperienza politica del comico ligure? In questi casi è sempre meglio non correre a facili conclusioni, e questo per varie ragioni.

Sicuramente il panorama delle città andate al voto è molto chiaro: i candiati grillini arrivano sempre molto dietro a quelli di Pd e del blocco berlusconiano-leghista. Gli unici che riescono a interrompere questo trend sono il ripudiato Pizzarotti a Parma e Bisinella – moglie di Flavio Tosi – a Verona, che se la vedranno al secondo turno rispettivamente con Pd e centrodestra. Entrambi hanno raccolto alcune liste civiche sul territorio senza avere alle spalle grandi macchine politiche.

Possiamo affermare di trovarci ancora pienamente nella Seconda Repubblica. Anzi, a ben vedere poco sembra cambiato dai primi anni ’90, quando a furor di popolo si chiese il maggioritario e si votava per i “sindaci d’Italia” anche a livello nazionale.

Insomma, oggi Pd e centrodestra risultano in vantaggio perché hanno, dalla loro, una migliore tradizione di amministratori locali nel territorio, in alcuni casi anche di buona fama e apprezzati dai cittadini. Questi ultimi, specie quando si tratta di esprimere un voto per una istituzione così vicina come il Comune della propria città, si affidano sempre meno alle sigle e sempre più alla competenza, alla capacità e alla rispettabilità dei candidati. Proprio come accade dagli anni ’90 in poi, malgrado i cambiamenti, gli stravolgimenti e le evoluzioni partitiche. Anche Roma e Torino della passata elezione confermano il trend: l’arrivo in Campidoglio di Virginia Raggi è avvenuto dopo due mandati disastrosi di Pd e centrodestra, mentre sotto la Mole Chiara Appendino ha saputo guadagnare consenso e rispetto agli occhi degli elettori.

Ovviamente, questo approccio fortemente personalizzato genera anche dei “mostri” come Leoluca Orlando, che si aggiudica il quinto mandato come primo cittadino di Palermo, uno dei pochissimi in grado di attraversare varie epoche in maniera pressoché indenne, potendo contare su un fedelissimo bagaglio di voti che lo porterà a indossare la fascia fino a 75 anni.

Più ch una sconfitta, le elezioni amministrative mettono in luce un grande limite del M5S: quello di non riuscire – salvo poche eccezioni – a radunare attorno alle proprie bandiere personalità in grado di competere con i favoriti dei partiti tradizionali, che attingono tuttora alle scuole di formazione politica nei territori, da quella post comunista, alla democristiana alla socialista. A circa 10 anni dalla nascita, il partito di Grillo non è ancora riuscito a trasformare i MeetUp, punti di ritrovo della rete che costituì l’embrione del MoVimento, in una rete presente anche “offline” e in grado imporsi in dibattiti e decisioni a livello locale.

Il Partito democratico dalla sua dimostra, malgrado l’emorragia di iscritti, di poter contare ancora su una buona base, che deriva dalle precedenti esperienze in municipio, da cui difficilmente la popolazione, malgrado le turbolenze romane, dimostra di volersi staccare, almeno per ora.

Lo stesso dicasi per il centrodestra, che forse esce rinvigorito più di tutti da questa elezione, conscio della propria forza che nell’alleanza ormai inevitabile tra Carroccio, Forza Italia, ex An e così via si scopre in grado di vincere le prossime politiche.

Altro che ritorno al bipolarismo: la frammentazione regna sovrana e, oggi più che mai, le persone hanno un peso decisivo più che i partiti.

Leggi la guida alle elezioni amministrative su “La Gazzetta degli enti locali”

Francesco Maltoni

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