Solo sei anni fa l’emittente radiotelevisivo britannico aveva acquistato la Lonely Planet dietro un compenso che superava del 60% la cifra stipulata dal magnate delle sigarette, toccando i 130 milioni di sterline. L’importanza della quota ha permesso a Tony Wheeler, co-fondatore insieme alla moglie delle guide, nate come semplice resoconto di un viaggio condotto in Estremo Oriente, di raggiungere una ricchezza inaspettata. L’operazione di compravendita ha contemporaneamente generato aspre critiche verso la stessa Bbc, accusata di aver usufruito di fondi pubblici per promuovere commercialmente la transazione di proprietà.
Ora l’“auntie” britannica, la zietta, così come l’appellano gli stessi connazionali, cede la mano attirando su di sé nuove critiche per la cessione effettuata in clamoroso ribasso. La Bbc ha ammesso di non essere stata in grado di trattare un affare così distante dal rispettivo business primario, concedendo la vendita in perdita di una collana, quella appunto della Lonely Planet, che continua a vendere milioni di copie in tutto il mondo (120 milioni di volumi in 11 lingue) mantenendo alto il profilo dei profitti.
La sezione delle guide turistiche, nondimeno, non rimane completamente avulsa dalla crisi economico-finanziaria mondiale che pare proprio aver colpito più duramente il settore della carta stampata. Questa la ragione secondo la quale anche la Lonely Planet starebbe progettando l’allargamento del rispettivo bacino di utenza, puntando ad allargare il pubblico attraverso nuove forme telematiche e strumenti digitali (web, tablet e smartphone).
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