E’ stata inserita tra le infrastrutture strategiche solo dopo l’acquisizione da parte di Telefonica. E ora?
Vendere qualcosa a prezzo “normale” di mercato, per scoprire dopo 3 giorni che ha un valore inestimabile? Roba da Paperino (il nipote sfortunato di zio Paperone), eppure nei giorni scorsi l’ha fatto il Governo Italiano.
Il 23 settembre è stato reso noto che è stato raggiunto l’accordo secondo cui Telecom Italia passerà probabilmente nel giro di un anno nel pieno controllo del gruppo spagnolo Telefonica. L’intesa permetterà al gruppo presieduto da Cesar Alierta, sottoscrivendo inizialmente un aumento di capitale, ad arrivare a detenere il 66% del capitale e a gennaio avrà un’opzione per salire al 100%.
Il 26 settembre il Consiglio di Stato ha espresso il parere sullo schema di decreto che integra il dPCM 30 novembre 2012, n. 253, recante individuazione delle attivita’ di rilevanza strategica per il sistema di difesa e sicurezza nazionale. Solo dopo un annodi applicazione del dPCM, si è ravvisata la necessità di ricomprendere, nell’ambito delle attività di rilevanza strategica, le reti e gli impianti utilizzati per la fornitura dell’accesso agli utenti finali dei servizi rientranti negli obblighi del servizio universale e dei servizi a banda larga e ultra larga.
In sintesi, il Governo si era dimenticato di inserire tra le attività strategiche la rete internet di proprietà di Telecom! Cioè, dopo aver venduto a prezzi di mercato la società, ora il Governo potrebbe essere costretto a comprare a prezzi esorbitanti la rete internet italiana, appunto perchè rientra nelle attività di rilevanza strategica per la difesa e la sicurezza nazionale. Per fare un esempio, è come se il Comune di Roma alienasse il Colosseo ai prezzi stabiliti per gli immobili comuni, salvo immediatamente dichiararne il rilevante interesse archeologico, ed essere costretto a riacquistarlo a prezzi folli.
Se la rete Telecom fosse già stata inserita l’anno scorso nel dPCM 235/2012, o se l’integrazione al decreto fosse arrivata solamente qualche giorno fa, lo Stato avrebbe potuto esercitare i poteri di cui all’art. 1 comma 1 del DL 21/2012, tra cui l’opposizione all’acquisto, a qualsiasi titolo,di partecipazioni da parte di un soggetto diverso dallo Stato italiano; cioè, solo 15 giorni prima, e il Governo avrebbe potuto impedire la “scalata” da parte del gruppo spagnolo o imporre lo scorporo della rete.
Invece, dopo l’acquisizione del controllo di Telecom, Telefonica non ha fatto mistero di essere fredda sullo scorporo (cfr. ilsole24ore del 23 settembre). Mentre il commissario dell’Agcom Antonio Preto ha affermato che “se lo scorporo non sarà volontario, forse ci sono le condizioni per imporlo”. E’ come chiudere i cancelli dopo che i buoi sono scappati!
Il presidente uscente di Telecom Italia, Franco Bernabè in una lettera a Massimo Mucchetti e Altero Matteoli, presidenti rispettivamente della Commissione Industria e della Commissione Lavori Pubblici del Senato, sosteneva che l’imposizione ex-lege dello scorporo della rete Telecom o la sua nazionalizzazione ”non sono pienamente compatibili con la legislazione europea e nazionale”’. In particolare, spiega il presidente, con la Cassa Depositi e Prestiti ”non si è ancora trovato un terreno comune che consenta di sciogliere la riserva in merito alle modalità di ingresso e alla valorizzazione degli attivi che verranno a costituire il patrimonio industriale della futura società della rete”.
Infine, in materie di reti e infrastrutture, è del 3 ottobre la sentenza della Corte di Giustizia Europea che ha condannato l’Italia, poichè non ha garantito l’indipendenza del gestore dell’infrastruttura ferroviaria rispetto agli operatori del mercato. Infatti in Italia Rete Ferroviaria Italiana SpA (RFI) è il gestore dell’infrastruttura, ma, pur essendo dotata di personalità giuridica autonoma, fa parte del gruppo Ferrovie dello Stato Italiane, che comprende altresì la principale impresa ferroviaria operante sul mercato italiano, ossia Trenitalia SpA.
La “confusione” tra soggetto gestore della rete e operatore economico è stato ritenuta in violazione del diritto europeo da parte della Corte di Giustizia.
Quindi, in sintesi, uno “scorporo” della rete Telecom dal patrimonio dell’operatore telefonico privato, è assolutamente dovuta per evitare un’ulteriore procedura d’infrazione da parte dell’Unione Europea, ed è altresì urgente per effetto del contestuale parere del Consiglio di Stato sulla rilevanza strategica della stessa rete ai fini della sicurezza nazionale. Ora, però, l’infrastruttura strategica per la sicurezza nazionale è controllata da operatori economici privati stranieri, che potrebbero far pagare un “conto salatissimo”.
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