Lo sguardo di Papa Francesco

Stefano Usai 03/08/13
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La cosa più intrigante, una delle cose più belle della bellezza di cui è portatore il “nuovo” Papa Franceso (Papa Checco, come ama dire – nel suo primo esperimento di parole o di frasi – mio nipotino), nell’osservare l’autentico bagno di folla del Suo interminabile passaggio in quel di Copacabana, ieri l’altro, era (ed è, e rimane) lo sguardo.

Il Suo modo di guardare

E’ quello sguardo, che cerca lo sguardo degli altri per scambiarsi il mondo, infinite parole, per scambiarsi ed arricchire la vita, di chi riceve quello sguardo.

Nella, non tanto amata “Papa mobile”, che è lo stesso dell’opposta (e ridicola) Bat mobile che serve a ben altro scopo, il suo stare informalmente in piedi, il suo informalmente agitare mani, il suo informale ricevere al volo piccoli doni o il suo informale dare il “cinque” a chi riusciva a raggiungere la sua mano; il Suo gesto di bellezza pura – anch’essa informale – dell’abbracciare e benedire i bambini, così amati, cosi affamati delle parole che ricorderanno e sapranno ripetere solo tra qualche anno.

Ma su tutto, ripeto, lo sguardo (anch’esso informale, vero e per questo bellissimo).

Quello sguardo mobile, agile, veloce per non perdere sguardi di altri sguardi, come a guadagnare e benedire quante più anime possibile.

Troppe volte e per tanto tempo (praticamente sempre) siamo stati abituati agli sguardi (soprattutto dei “potenti”) distratti, disinteressati, annoiati, superiori, quasi di passaggio anche nel momento in cui si parla, di sguardi del tipo “si ti sto ascoltando”, ma non è vero per niente; sguardi di furbi, di opportunisti, di convenienza. Sguardi cechi senza scambio, senza che passi niente da ricordare o da raccontare.

Invece, nel caso di Papa Checco, lo sguardo, che ogni volta riesce a “bucare”, a far passare tutte le caratteristiche, le qualità (grandi): la sua intelligenza, l’arguzia, l’ironia, l’espressione di chi ne sa tante ed “il bello deve ancora venire”, di chi ripudia l’ipocrisia e si affranca dall’oro falso del mondo ricordando che la bellezza, l’oro vero sono i valori che accomunano.

Prima di tutto quello della solidarietà.

Il Suo sguardo, un continuo rincorrere di altri sguardi, per non perderne neanche uno, per non lasciarne passare inosservato neanche uno e trasmettere pensieri, solidarietà, infondere coraggio, spezzare solitudini ed abbandoni, assicurare sostegno, uno sguardo che scambia, reciproco, che trasferisce ad altri la speranza e la voglia di vivere,

Già, lo sguardo di Papa Checco è uno sguardo che sposta il mondo, che trasferisce il mondo, che porta verso di noi il mondo lasciando fuori ipocrisia e brutture.

Che arricchisce, come nessun’altra cosa, chi lo ha ricevuto.

 

Stefano Usai

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