L’inaspettato ritorno della legge sul testamento biologico

In Commissione Sanità, verrà finalmente ripreso al Senato l’esame del disegno di legge sul testamento biologico. Come molti sicuramente ricorderanno, il suddetto progetto legislativo, già approvato alla Camera, aveva interrotto il proprio travagliato iter nel luglio dello scorso anno. I motivi? E’ che il nostro Parlamento si trovò allora, per situazioni contingenti che non stiamo qui a ricordare, “in tutt’altre faccende affaccendato”.

Il testo del ddl già licenziato dalla Camera obbligava il cittadino a subire i trattamenti di nutrizione, respirazione ed idratazione artificiali, anche nel caso in cui egli stesso avesse indicato, nel proprio testamento biologico, una volontà contraria. La commissione presso il Senato ha ora espresso, appunto, voto favorevole alla ripresa dei lavori in materia; e lo ha fatto in seduta plenaria, raccogliendo, nella fattispecie, 14 voti positivi e 10 contrari.

Considerando che, in sede di Commissione Sanità presso il Senato, si è ricostituita la maggioranza Pdl-Lega, che già aveva determinato il testo approvato alla Camera lo scorso anno, sembrerebbe ovvio che non ci saranno grandi possibilità per un cambiamento sostanziale delle norme di quel provvedimento. Si arriverà perciò a possedere finalmente, in Italia come in altri Paesi dell’Europa e del Mondo, un’ufficiale normativa sulle “dichiarazioni anticipate di trattamento” ( i cosiddetti testamenti biologici ), ma le novità non saranno, per l’ammalato, certamente rivoluzionarie rispetto al passato. Secondo una nota esponente parlamentare, l’idea di chiudere la legislatura senza giungere ad un voto definitivo in una materia di così fondamentale importanza sarebbe sicuramente stata una sconfitta per lo stesso Parlamento.

Ovviamente, si presenterà il rischio di strumentalizzazioni, poiché dopo un lungo momento di relativa calma, in cui le forze della maggioranza hanno stressato gli elementi di unione, adesso le forze politiche ricominciano a distinguersi in vista della campagna elettorale. Ma la speranza, che è sempre l’ultima a morire, auspicherebbe che, su un argomento così delicato ed importante come il “fine vita”, possa cessare, nel nome di una vera e propria coscienza bioetica, ogni sorta di squallido tatticismo.

Mai come in questo caso, in altre parole, i temi etici andrebbero tenuti fuori dai programmi su cui misurare le alleanze politiche future. Purtroppo, non è impossibile che qualche forza partitica possa pensare di restaurare la propria immagine rovinata dal punto di vista dell’etica pubblica, usando in modo strumentale i temi bioetici . E’ allora evidente, a tale proposito, che ognuno si assumerà le proprie responsabilità per le iniziative che prenderà.

E credo che dovrebbe trovarsi in un grande imbarazzo di coscienza chi, per un proprio utilitaristico calcolo di poltrona, stia osando giocare con il dolore degli esseri umani.

Antonio Ruggeri

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