Il rischio è però che i Comuni, vietando le aperture no limits e recependo la legge regionale, si esporrebbero a richieste di risarcimento da parte delle catene commerciali. E proprio le catene commerciali già cominciano ad organizzarsi e puntano ad aperture le domeniche e nei giorni festivi.
“La liberalizzazione totale e selvaggia degli orari e delle aperture è solo un altro regalo alla grande distribuzione e una batosta per le piccole imprese. Un minimo di regole é utile anche alla concorrenza. Tutto questo mentre bisognerebbe invece rilanciare il piccolo commercio per fini sociali, di sicurezza, vivibilità e di identità”, dice il presidente Enrico Rossi. E non solo. “La Regione – aggiunge l’assessore al commercio Cristina Scaletti – pur recependo alcuni principi di liberalizzazione che provengono dal governo, ritiene che la liberalizzazione debba essere equa e non selvaggia nel rispetto dei diritti dei lavoratori e del piccolo commercio, come affermato anche dalle principali associazioni di categoria e dai sindacati”. “Non è il consumismo la risposta giusta alla crisi – precisa pure Rossi – Mi pare solo un insulto alla nostra identità culturale, alle nostre tradizioni e alla nostra storia. Ci aspettiamo che anche la Chiesa faccia sentire la sua voce. Si costringerà chi lavora nei negozi a gestione familiare ad essere incatenato al banco, con la saracinesca alzata giorno e notte, senza pause per 365 giorni all’anno. Dove finisce la persona, la sua vita privata, i suoi diritti?”.
Commenti positivi alla decisione della giunta toscana arrivano da Confcommercio e Confesercenti . In una nota Confcommercio, intervenendo in merito alla circolare approvata ieri sulla possibilità di applicare la normativa regionale, rispetto a quella nazionale, spiega che la “Regione taglia la testa al toro: basta caos sulle aperture selvagge in attesa che la Corte Costituzionale si pronunci sulla competenza fra Regioni e Stato sulle aperture domenicali e festive dei negozi. La Regione ha fatto un ulteriore passo importante in coerenza con la normativa recentemente approvata che va a modificare gli articoli 80 ne 81 del Codice del Commercio. Il caos generalizzato e una apertura selvaggia non serve al settore commerciale tanto meno al rilancio dei consumi, altre sono le strade da seguire prima fra tutte aumentare il potere di acquisto delle famiglie“. “La scelta della Giunta regionale – afferma Confesercenti – é condivisa e interpreta le esigenze dei cittadini, delle imprese e delle città. E’ un atto significativo perché difende le prerogative della Regione nel determinare orari, tempi e pianificazione del commercio e quindi della vita e del futuro dei centri urbani della Toscana. Ed inoltre conferma la necessità di elementi di equilibrio per il mantenimento della pluralità nel commercio, oggi messa a repentaglio dall’onnivora presenza di strutture di grande distribuzione che stanno asfissiando le piccole e medie imprese dei centri storici e dei centri urbani“. Confesercenti esprime “soddisfazione ulteriore per la conferma del ricorso alla Corte Costituzionale” e il presidente dell’associazione, Massimo Vivoli si rivolge ai sindaci sostenendo che “dovrebbero essere i primi a ribellarsi a questo esproprio di competenze” e invitandoli ad attivare “un dialogo immediato con le categorie, soprattutto in questo momento di crisi micidiale per la piccola e media impresa“.
Intanto nel resto d’Italia, il Comune di Roma ha diramato una circolare al comando di polizia municipale e ai municipi per ricordare l’entrata in vigore delle nuove disposizioni. Più cauto e dubbioso il Comune di Milano, che resta in standby. Attende, infatti, un pronunciamento scritto della Regione Lombardia. La competenza in materia infatti spetta alle Regioni, che potrebbero fare muro contro la scelta del governo e seguire la Toscana presentando ricorso alla corte costituzionale. Hanno tre mesi per decidere.
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