Letta al Quirinale con l’auto privata: ora anche un governo sobrio

Lo slogan che ha guidato la campagna elettorale di Beppe Grillo e del MoVimento 5 Stelle è il tanto decantato: “L’onestà andrà di moda”. A vedere i segni dei tempi, però, sembra che a fare tendenza sia, soprattutto, la sobrietà, di cui ne sono testimoni personaggi in apparenza lontanissimi, e che invece nascondono un’etica comune. Ne abbiamo avuto un’ulteriore – e inattesa – riprova proprio oggi, quando il premier incaricato Enrico Letta ha raggiunto il Quirinale a bordo della sua Fiat Ulysse.

Se lo spirito di un governo si vede fin dalle prime battute, allora anche il nuovo presidente del Consiglio, ha esordito pensando di cancellare i più vistosi segni di ostentazione, rifiutando quello sciupio condannato senza appello dall’opinione pubblica e reso ancor più intollerabile nel caso di funzionari pubblici.

Parlamentari, presidenti, manager, dirigenti: nessuno è escluso da questa pressante domanda di semplicità nei modi attraverso cui il potere è tenuto a rappresentarsi. Addirittura, è il Vaticano a farsi portabandiera di questa nuova era, dove il ripudio del lusso e del superfluo guida i comportamenti pubblici.

Cosa dire, infatti, di papa Francesco che, affacciato sul balcone di piazza San Pietro, rompe la plurisecolare ritualità, rinunciando alla stola prevista per la prima apparizione di fronte ai fedeli? I gesti del nuovo pontefice lo stanno rendendo ormai ua popolarissima icona del ritegno, soprattutto tra le generazioni più giovani e riprova ne sono gli assembramenti di folla che ogni domenica si registrano sul sagrato vaticano in attesa dell’Angelus.

Non c’è dubbio che quelle azioni – abbinate a una profondissima umanità mostrata dal pontefice – abbiano portato il gradimento generale – anche dei non credenti – verso Bergoglio a uno splendore ormai dimenticato Oltretevere. Se anche in Vaticano si tenessero i sondaggi, vedremmo probabilmente che il favore incontrato dall’ex arcivescovo di Buenos Aires rasenta l’unanimità.

Ora, vero è che quella del papa è figura principalmente spirituale, la cui santità deve conformarsi a standard ancora più elevati. Ma il pontefice è anche – e soprattutto – un capo di Stato, che anche oggi non ha perso occasione di ribadire: “Lo Ior è necessario, ma fino a un certo punto”, sfidando così apertamente il nucleo storico del potere economico e politico della Chiesa nel mondo e confermando anche a livello politico il nuovo corso della Santa Sede.

E lo stesso buon esempio, la stessa modestia, la medesima umiltà è richiesta, oggi più che mai, ai potenti che decidono i destini e il benessere delle popolazioni, governi in primis. La speranza, naturalmente, è che questa frugalità non sia resa solo a favor di telecamera, ma diventi la bussola dell’operato di un’organizzazione chiamata a operare per il bene comune.

Dunque, Enrico Letta, cattolico, 46 anni, il secondo premier più giovane dell’era repubblicana, sembra aver compreso la spinta che proviene dalle generazioni più giovani, di cui Beppe Grillo si è reso radicale portavoce negli ultimi mesi.

Quella dei cittadini in politica, infatti, cosa è se non la richiesta di una “politica dei cittadini”, dove chi è investito di incarichi pubblici non abbia paura di guardare negli occhi chi l’ha eletto – o, a maggior ragione , chi lo ha respinto – dimostrando in concreto che vive con modestia il proprio compito, come quello di un qualunque altro cittadino che la mattina si sveglia e compie alacremente il suo dovere?

Dedurre la linea di un governo da una semplice fotografia sarebbe indubbiamente affrettato, eppure l’immagine di Letta che rinuncia all’auto blu è indubbiamente emblematica. Quello delle vetture di servizio per funzionari e rappresentanti delle istituzioni, infatti, è uno degli scandali che hanno influito a gettare benzina sul fuoco dei proclami anticasta: un numero impressionante, in Italia, stimato in diverse centinaia di migliaia di unità, dici volte, ad esempio, quelle presenti nei ben più estesi Stati Uniti. Vedere un neopremier giovane, recarsi dal Capo dello Stato per ricevere l’incarico con la propria automobile, è stato sicuramente un belvedere, per quanto simbolico.

Ora, l’auspicio è che si continui su questa strada dando concretezza ai propositi: se davvero il governo Letta fosse snello nei Ministeri saremmo di fronte a un atto di rottura infinitamente più profondo del “parcheggio” di stamane al Quirinale.

Negli anni passati, infatti, gli ultimi governi Prodi e Berlusconi si erano distinti per il numero record di oltre 100 membri al loro interno. Ecco perché dieci, dodici ministri, con un numero ristretto di sottosegretari sarebbero l’inizio migliore per un esecutivo che non nasce dalla volontà popolare, ma da un ambiguo compromesso tra le parti, proponendosi di risolvere problemi esiziali a una popolazione stremata dalla crisi drammatica e infinita.

Francesco Maltoni

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