Sul riordino della rete dei punti nascita in Sicilia, l’operato dell’Assessorato Regionale per la Salute è corretto. Lo ha stabilito il Consiglio di Giustizia Amministrativa nel parere n. 1140 del 26/02/2014 reso al Presidente della Regione nel contesto di un ricorso straordinario presentato dal Comune di Bronte avverso la pianificata chiusura del punto nascita operata nel medesimo Comune.
La ricostruzione argomentata dall’autorevole CGA sembra non lasciare spazi di manovra su una questione che ancora oggi vede contrapposte numerose comunità di piccole dimensioni e il citato Assessorato regionale per la Salute. L’avversato decreto assessoriale del 2 dicembre 2012, che tante polemiche ha sollevato, oltre a seguire le indicazioni dell’O.M.S., fornisce applicazione alle linee di indirizzo del Ministero della Salute che fissano, a tutela della sicurezza delle puerpera e del nascituro, il numero di almeno 1000 parti, quale parametro standard da raggiungere nel triennio, per il mantenimento del punto nascita ed è, altresì, conforme alle vigenti prescrizioni statali che prevedono il livello minimo per ciascun punto nascita in almeno 500 parti annui.
Orbene, secondo i Giudici amministrativi, il mantenimento del punto nascita richiede l’esistenza di particolari servizi (quali, ad esempio, la rianimazione, il servizio immuno-trasfusionale…) che non sono presenti né ipotizzabili in una struttura come quella di Bronte. Al contrario, il mantenimento di un punto nascita in una struttura ove non sono presenti i citati servizi esporrebbe sia la puerpera che il nascituro ad una particolare e grave situazione di rischio per la loro incolumità.
Peraltro, la disciplina relativa al riordino dei punti nascita in questione, a parere del CGA, risulta altresì conforme al piano sanitario regionale 2011/2013 poiché la deroga al limite minimo dei parti è prevista in astratto dal piano stesso ed è, nel caso del decreto assessoriale avversato, ampiamente motivata.
La questione dei punti nascita è stata affrontata dal precedente governo Lombardo per poi subire un rallentamento con il nuovo governo Crocetta. Non ci è dato sapere se nell’annunciata contro-riforma del sistema sanitario in Sicilia, secondo il modello degli Ospedali riuniti, verrà rivisto il decreto di cui trattasi che disciplina il riordino dei punti nascita.
Occorre tuttavia qui evidenziare anche il connesso aspetto finanziario al programmato riordino. Infatti, la Regione Siciliana, ancorchè dotata di autonomia statutaria in materia di assistenza ed organizzazione sanitaria, ha predisposto e concordato con il Ministero della Salute e con il Ministero dell’Economia e delle Finanze un Programma Operativo valido per il triennio 2013-2015, in applicazione di quanto disposto dall’art.15, comma 20, del D.L.95/2012, al fine del raggiungimento degli obiettivi strutturali individuati nel documento medesimo e per l’attribuzione in via definitiva delle risorse finanziarie già previste a legislazione vigente, condizionate alla piena attuazione delle misure concordate. Pertanto, in virtù del principio di leale collaborazione, la Regione non può unilateralmente introdurre interventi in materia di sanità non coerenti con il predetto Programma Operativo adottato, nella considerazione che eventuali scelte diverse potrebbero inficiare il conseguimento dei risultati economici e di sistema programmati con il documento concordato con i Ministeri.
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