Legge stabilità, c’è anche la scuola: più ore di lezione per i docenti

Redazione 11/10/12
Nella legge di stabilità spunta l’articolo che non ti aspetti. In mezzo al novero di misure restrittive su pubblico impiego, aumento dell’Iva, adeguamento delle aliquote Irpef e via dicendo, figura anche una disposizione passata sottotraccia, che invece rappresenta una novità inattesa – e probabilmente poco gradita – per gli insegnanti.

Nel rush finale dell’approvazione del pacchetto stabilità, varato dal Consiglio dei ministri martedì all’una di notte dopo una riunione fiume, è stata infatti inserita anche la “leggina” che obbligherà i docenti di scuola secondaria di primo e secondo grado a 6 ore di lezione in più ogni settimana.

La misura è finalizzata ad adeguare il carico orario degli insegnanti delle scuole medie e superiori a quello dei loro colleghi operanti nelle aule della scuola primaria, cioè delle elementari.

Questi ultimi, infatti, svolgono di norma un totale di 24 ore, suddivise in 22 di lezione “pura” più 2 di programmazione dei moduli, contro le 18 svolte dai docenti di medie e superiori.

Secondo quanto previsto dalla legge di stabilità, allora, il tempo di lezione dei professori andrà armonizzato a quello delle maestre, un provvedimento che si traduce, appunto, nelle 6 ore settimanali in più di cui si diceva.

A essere coinvolti nella crescita dell’orario di lavoro, saranno anche gli insegnanti di sostegno. La notizia, per tutti i docenti, non è però essenzialmente negativa, perché l’incremento del carico introdurrà contestualmente un prolungamento delle vacanze estive di circa 15 giorni.

A cosa è dovuta questa linea di appesantimento orario del governo nei confronti degli insegnati? Nessun atto pregiudiziale o di una non meglio precisata rivalsa, stando alle giustificazioni ufficiali: dalla riforma, infatti, potrebbero essere risparmiati 180 milioni di euro, una parte dei quali sarà destinata al fondo di funzionamento della scuola.

Scopo ultimo della riforma sarà quello di coprire una parte dei tagli previsti dalla spending review nel comparto scolastico, calcolati in circa 500 milioni da qui al 2015.

Tra gli effetti negativi, l’incremento delle ore di lezione potrebbe ridurre pesantemente le chiamate per i supplenti esterni. E qui, ecco che la novità inserita nella legge di stabilità rivela il suo “lato oscuro“, poiché restano ancora tutte da verificare le ricadute che un tale adeguamento produrrà nelle folte schiere dei precari.

Alcuni, come il segretario Pd Pierluigi Bersani, hanno parlato di oltre 6mila posti di lavoro a rischio. Altri, come la rappresentanza di Flc Cgil, allarga la platea a una forbice tra 30 e 70mila docenti non di ruolo interessati.

Cifre che stridono con l’impeto riformatore inaugurato dal Miur con l’indizione del concorso scolastico, concepito per l’inserimento di circa 24mila nuovi insegnanti nel corpo scolastico nazionale, metà dei quali provenienti proprio dalle infinite graduatorie. Un turnover in cattedra che, insieme alle misure appena varate a danno dei precari, promette di tenere la scuola al centro di continui stravolgimenti per lungo tempo.

 

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