Nella versione originale del testo, il governo ha confermato il blocco dell’indicizzazione alle pensioni, sulla falsariga di quanto già varato due anni or sono dall’esecutivo Monti a ruota della riforma Fornero, proprio quella che ha prodotto migliaia e migliaia di esodati ancora a spasso.
Nello specifico, però, lo stop all’adeguamento della pensione che il governo di Enrico Letta intende perseguire, non riguarda il freno assoluto all’incremento degli assegni in proporzione al costo della vita, così come le normative sul welfare richiederebbero.
Precisamente, infatti, nella legge di stabilità 2014 il governo ha pensato di introdurre il principio del blocco soft all’indicizzazione, cioè introducendo una fascia minima, al di sotto della quale l’adeguamento rimane in vigore completamente, e altre frange entro cui interviene ma solo in parte.
Così, al di sotto dei 1500 euro tutto dovrebbe restare com’è, con l’indicizzazione piena garantita per i percettori degli assegni sotto quella cifra. Quindi, iniziano i vari scaglioni, che vedono ridursi al 90% l’adeguamento entro i 2mila euro al mese, al 75% entro i 2500 euro, al 50% entro i 3mila. A seguire, per le pensioni più elevate, il blocco sarebbe, sì, completo proprio come istituì l’ex presidente del Consiglio Monti nel 2011.
Peccato, però, che proprio nei giorni scorsi una sentenza del Tribunale del lavoro di palermo abbia dichiarato illegittimo il blocco delle indicizzazioni, rimettendo la questione nelle mani della Corte costituzionale e dunque tacciando di probabile incostituzionalità la legge Fornero. Dunque, bisognerà vedere in che misura il governo intende rimediare entro il tempo disponibile, magari con un emendamento che sblocchi definitivamente l’adeguamento sotto i 3mila euro. Si vedrà.
C’è, poi, il nodo delle pensioni d’oro, a cui sarebbe richiesto un contributo, in legge di stabilità, oltre i 150mila euro secondo il testo approvato in Cdm, ma sarebbero già accolti e inseriti a fianco della nuova legge emendamenti che abbasserebbero la soglia a 90mila. Anche in questo senso, dunque, è facile che intervengano nuove modifiche nel corso della discussione parlamentare, tali da stravolgere l’impianto originario del testo.
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