Legge di stabilità 2013, così si salvano le pensioni dorate nella PA

Ormai la legge di stabilità è diventata come l’automezzo di una ditta specializzata in traslochi: si cerca di trovare spazio un po’ per tutto, al fine di evitare che qualcosa possa restare indietro e, poi, i nuovi padroni di casa, già sulla soglia, finiscano magari per disfarsene.

Ecco, dunque, come negli ultimi giorni sono stati aggiunti emendamenti che ben poco hanno a che vedere con la legge di bilancio per il prossimo biennio, o che, per lo meno, avevano un percorso molto distante da essa, come, ad esempio, il decreto Milleproroghe.

Il problema, semmai, è che nel bailamme della crisi incipiente, mentre alcuni provvedimenti come il congedo parentale vengono lasciati a metà, o altri come la delega fiscale vengono invece abbandonati,  negli anfratti della legge di stabilità un angolino libero lo si trovi soltanto per impopolari misure ad personas.

L’ultima modifica apportata alla legge di stabilità, in proposito, non solo è in distonia con l’impianto che sorregge tutta la normativa di bilancio, ma anche con gli stessi ideali sbandierati dal governo Monti fin dalla sua nascita.

In sordina, magari sperando di farla franca, al Senato è infatti apparso un correttivo alla legge di stabilità che promette di far gridare nuovamente allo scandalo per una classe politica che professa austerità per i cittadini tra imposte ammazza consumi e spending review di ogni sorta e, poi, finisce per salvare sempre i soliti noti.

Questa volta, a fregiarsi del titolo di promotrice per un emendamento che farà parecchio discutere, è la rappresentante Pdl a palazzo Madama Cinzia Bonfrisco.

E’ lei, infatti, ad aver firmato e presentato la postilla che, in maniera improvvisa e contrariamente a tutti i propositi che starebbero alla base anche della legge in approvazione, propone di salvare le pensioni d’oro nella pubblica amministrazione, includendo, in ciò, anche le forze dell’ordine e gli enti statali.

Secondo tale testo “migliorativo“, andrebbe modificata una norma contenuta nel decreto salva-Italia, tra le cui pagine era stata inclusa la tanto contestata riforma delle pensioni del ministro Fornero.

Così, l’impavida senatrice avrebbe richiesto, tramite l’emendamento arrivato in Senato, che “ai fini previdenziali” vengano considerate soltanto, in qualità di successive all’entrata in vigore del provvedimento, “le anzianità contributive maturate”.

Dunque, a ricadere sotto la tenaglia della riforma Fornero dovrebbero essere esclusivamente quei trattamenti pensionistici partiti in seguito al 22 dicembre 2011, estromettendo dal computo, forse per uno sussulto di decenza, coloro che già in quella data godevano di un altro assegno previdenziale.

Naturalmente, questo emendamento è ancora da portare in votazione e non è scontato che finisca in approvazione. E’ però fuori discussione che, appena se ne intravede la benché minima possibilità, i professionisti della politica cerchino di lanciare il proprio personalissimo salvagente a personaggi magari poco noti al grande pubblico, ma non per questo meno influenti nei processi decisionali. Augurando, con ciò, buona rata finale dell’Imu a tutti.

Francesco Maltoni

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