La Legge 104 prevede una serie di tutele in favore dei lavoratori disabili o loro familiari che necessitano di periodi di non lavoro al fine di dedicarsi alle cure o prestare assistenza. Lo Stato interviene attraverso l’Inps per garantire ai dipendenti interessati un apposito trattamento economico a copertura dei giorni di assenza altrimenti non retribuiti dall’azienda.
I datori di lavoro non hanno il potere di impedire ai dipendenti di fruire dei permessi 104 o congedi previsti dalla Legge 104, a patto che gli interessati abbiano presentato apposita domanda all’Inps.
In aggiunta agli obblighi citati, esistono altri vincoli per le aziende in tema di orario e sede di lavoro, imposti sempre dalla necessità di garantire ai disabili un’assistenza adeguata.
Analizziamo la questione nel dettaglio.
Tutto sulla Legge 104
Legge 104: doveri sui permessi retribuiti
Il datore di lavoro è obbligato a concedere ai dipendenti disabili o loro familiari di assentarsi e godere di appositi permessi 104 a carico dell’Inps, diversi da quelli previsti dal contratto collettivo applicato o dalle ferie.
Una volta che il dipendente ha presentato domanda telematica all’INPS e questa è stata accolta con apposita comunicazione (indirizzata anche all’azienda), il datore non ha alcuna discrezionalità in merito al riconoscimento dei permessi, eccezion fatta per la possibilità di chiedere al lavoratore una programmazione dei giorni di assenza a condizione che:
- Il lavoratore sia in grado di individuare preventivamente le giornate di assenza;
- Non venga compromesso il diritto del disabile ad avere un’effettiva assistenza;
- La programmazione segua criteri condivisi con i lavoratori e le loro rappresentanze sindacali.
Possono richiedere i permessi retribuiti il lavoratore maggiorenne disabile in situazione di gravità nonché i dipendenti che siano:
- Genitori del disabile (anche se adottivi o affidatari);
- Coniuge (o parte dell’unione civile);
- Convivente;
- Parenti e affini entro il 2° grado del disabile (entro il 3° grado se i genitori o il coniuge, la parte dell’unione civile o il convivente hanno compiuto i 65 anni di età ovvero sono anch’essi affetti da patologie invalidanti a carattere permanente o sono deceduti o mancanti).
La retribuzione per le assenze legate ai permessi è a carico dell’Inps, con il datore che ne anticipa l’importo in busta paga salvo poi recuperarlo in F24 sui contributi dovuti, eccezion fatta per i casi di pagamento diretto da parte dell’Istituto.
Per approfondire l’argomento consigliamo il volume:
Legge 104: tutti i doveri sul congedo straordinario
L’azienda è obbligata a concedere ai dipendenti che ne abbiano fatto domanda all’INPS di assentarsi dal lavoro e fruire di un congedo straordinario della durata massima di 2 anni (continuativa o frazionata) nell’arco dell’intera vita lavorativa, previsto dalla Legge 104 a beneficio dei familiari di persona gravemente disabile.
L’azienda, una volta accertata la regolare presentazione della domanda all’Inps, è tenuta a dar corso alla richiesta del lavoratore entro i successivi 60 giorni.
Durante il congedo, il trattamento economico è a carico dell’Inps, nonostante le somme vengano anticipate dal datore in busta paga (per poi essere recuperate sui contributi da versare con F24), fatti salvi i casi di pagamento diretto.
Il congedo è riconosciuto ad un solo lavoratore per assistere la stessa persona disabile, e nel rispetto di un preciso ordine. Ciò significa che se l’avente diritto in via prioritaria manca, è deceduto o è portatore di patologie invalidanti, il diritto si trasferisce a chi rientra nella categoria successiva:
- Coniuge (o parte dell’unione civile) convivente;
- Genitori (naturali, adottivi o affidatari);
- Figlio convivente;
- Fratelli o sorelle conviventi;
- Parenti o affini entro il 3° grado.
Il congedo spetta a condizione che l’assistito non sia ricoverato a tempo pieno presso istituti specializzati.
> Legge 104: tutte le agevolazioni e chi può richiederle <
Legge 104: i doveri sulla scelta della sede di lavoro
L’azienda è obbligata a concedere al familiare del disabile di scegliere la sede di lavoro più vicina al domicilio della persona da assistere. Gli stessi soggetti possono rifiutarsi di essere trasferiti ad altra sede, eccezion fatta per i casi di incompatibilità, qualora ad esempio la presenza del lavoratore sia all’origine di tensioni e contrasti, con conseguenze sul regolare svolgimento dell’attività lavorativa (Cassazione sentenze n. 24775/2013 e n. 16102/2009).
I familiari interessati da queste tutele sono:
- Coniugi (o parti dell’unione civile), conviventi, parenti o affini entro il 2° grado;
- Parenti o affini entro il 3° grado, se i genitori o il coniuge (o la parte dell’unione civile) del disabile hanno compiuto i 65 anni oppure sono anch’essi affetti da patologie invalidanti o sono deceduti o mancanti).
Legge 104: tutti i doveri sul rifiuto di Lavoro notturno
L’azienda è tenuta ad accettare l’eventuale rifiuto del lavoratore o della lavoratrice che abbia a proprio carico un soggetto disabile di svolgere lavoro notturno, da intendersi come l’arco di tempo di almeno 7 ore consecutive comprendenti l’intervallo tra la mezzanotte e le cinque del mattino.
> Verbale 104: cos’è e come fare ricorso <
Legge 104: le sanzioni previste per il datore di lavoro
L’azienda che non rispetti gli obblighi di legge può essere chiamata ad ottemperarvi previa sentenza giudiziaria innescata dal ricorso del dipendente. Quest’ultimo può altresì chiedere il risarcimento dei danni subiti a seguito della mancata assistenza o possibilità di dedicarsi alle cure.
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento