“Purtroppo la natura di denuncia, anonima nella fonte e nei destinatari, rende difficile procedere all’accertamento della verità. -ha spiegato il presidente di Palazzo Madama- Spero quindi che gli autori del servizio e il cittadino informato di fatti così gravi provvedano senza indugio a fare una regolare denuncia alla Procura, in modo da poter accertare natura e gravità dei fatti contestati”. L’informatore, un assistente di un senatore mostrato rigorosamente di spalle, coperto da una parrucca e un cappello per non consentirne il riconoscimento, pur non facendo nomi espone fin nei dettagli le gravi affermazioni. Le accuse che rivelano un impianto di corresponsione tra alcune delle maggiori lobby di potere ed i parlamentari nostrani delineano un sistema sì sotterraneo, ma comunque incredibilmente consolidato come prassi regolare e duratura. “Ci sono le multinazionali che, ogni mese, attraverso un loro rappresentante fanno il giro di Camera e Senato, incontrano gli assistenti di senatori e deputati e consegnano loro del denaro”, ha dichiarato la fonte alle Iene.
La variazione nel pagamento è direttamente proporzionale all’ascendente che il rispettivo senatore o deputato incaricato ricopre all’interno della specifica commissione. “Di base si parte da 1.000 euro, ma si può arrivare a un massimo di 5.000“, ha continuato l’anonima segnalazione. “Per questo all’inizio di ogni legislatura i parlamentari fanno a gara per assicurarsi le commissioni migliori, quelle dove sono presenti queste lobby”. Alla domanda se l’illegale apparato risponda o meno ad un particolare schieramento politico, la denuncia ha presentato la sussistenza di un sistema trasversale, comprensivo sia di parlamentari del centrodestra che del centrosinistra. “Per quanto riguarda le sale Bingo, si sono formati due gruppi, partecipati sia da uomini del centro sinistra che da uomini del centro destra. I due gruppi -ha dichiarato il denunciante- fanno capo ad ex ministri del centro sinistra”. Con riguardo poi all’effettivo svolgimento degli scambi, in relazione ai senatori, l’assistente ha riportato che essi troverebbero luogo ogni mese all’interno di un bar prossimo a Palazzo Madama.
“L’assistente entra, riceve la busta e a volte anche un caffè“. Come se niente fosse, si ritorna così all’ordinario lavoro, in attesa del versamento successivo. “Chi sa qualcosa sui parlamentari pagati da multinazionali, farebbe bene a denunciare questi comportamenti gravissimi”, è intervenuto il presidente del Senato Grasso assicurando, “Io mi adopererò per fornire agli inquirenti nel più breve tempo tutte le informazioni che riterranno utili alle indagini“. “Ho dimostrato di considerare la lotta alla corruzione un’assoluta emergenza -ha proseguito la seconda carica dello Stato- depositando, il mio primo giorno da senatore, un Disegno di Legge con ‘Disposizioni in materia di corruzione, voto scambio, falso in bilancio e riciclaggio’, che martedì sarà preso in esame dalla Commissione Giustizia del Senato. Spero venga approvato al più presto“. La gravità della rivelazione è tale che Pietro Grasso non può che correre ai ripari e la proposta normativa contro il potere delle lobby sembra mirata proprio a questo.
“Alcuni giorni fa ho evidenziato l’esigenza di una legge che disciplini, in maniera chiara e trasparente, l’attività lobbistica che al momento, seppur sempre presente, si muove in maniera nascosta“, ha spiegato in una nota l’ex procuratore antimafia. L’allarme-corruzione rimane una costante emergenza, per questo, ha ammonito Grasso, “spero che si possa cogliere l’occasione per introdurre nel testo un reato specifico per il traffico di influenze illecite nell’attività parlamentare che renda più facile punire i comportamenti denunciati dal servizio televisivo”. Il servizio di denuncia ha inoltre fatto emergere la ‘triste’ esistenza di una cospicua categoria di collaboratori di senatori, i cosiddetti ‘portaborse’, remunerati con 800 euro mensili in nero e che tuttavia, per poter accedere a Palazzo Madama, sono muniti di regolare tesserino: “Il 70% dei miei colleghi si trova nelle mie stesse condizioni ed entriamo con un badge regolare”, ha raccontato il delatore.
Se si tratta realmente di male abitudini ‘istituzionali’ dovranno ora fare chiarezza gli inquirenti e (si spera) anche la magistratura. Da quanto emerso dal servizio di denuncia sembra, però, già configurarsi un substrato di potere che, completamente avulso alle leggi che esso stesso delibera, sembra voler rimanere fedele ad un sistema di casta, oltre che irregolare e dunque penalmente sanzionabile, completamente indifferente ai più basilari principi che rendono etica ogni civile società.
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