Lavoro: come provare i danni da stress e ottenere il risarcimento?

Redazione 29/01/17
Quando il lavoro genera stress e nervosismo si può chiedere il risarcimento all’azienda per il danno provocato? Quali sono i casi in cui il datore di lavoro può considerarsi responsabile per la tensione o l’eccessivo sovraffaticamento da parte del dipendente e per le rispettive ripercussioni sulla sua salute?
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Con la recente sentenza n. 1185 del 18 gennaio 2017, si è pronunciata la Corte di Cassazione stabilendo specifici criteri e convalidando l’orientamento precedente.

Di seguito ecco quando è possibile chiedere il risarcimento per danno da stress, caso per caso.

Stress da lavoro: quando è risarcibile?

Nel momento in cui pregiudica la normale esistenza del dipendente, lo stress da lavoro entra a far parte della categoria del danno non patrimoniale.

Per quanto riguarda il danno non patrimoniale, questo fa riferimento agli effetti negativi subiti dal cittadino conseguentemente ad un fatto illecito, che possono essere sia di matrice morale, sia esistenziale che biologica. Queste tipologie di danni sono caratterizzate principalmente per il fatto che, a differenza dei danni patrimoniali, non danno automatico diritto al risarcimento. A tal proposito, infatti, all’art. 2059 il Codice civile afferma che “il danno non patrimoniale deve essere risarcito solo nei casi determinati dalla legge”.

Stress da lavoro: quando il dipendente può chiedere il risarcimento?

In base alla sentenza della Cassazione n. 1185/2017, sulla scia del recente orientamento della giurisprudenza, viene affermato che il danno non patrimoniale dà diritto al risarcimento:

  • “quando il fatto illecito sia configurabile come reato”
  • quando il risarcimento venga espressamente previsto “anche al di fuori dell’ipotesi di reato”
  • quando l’illecito abbia violato gravemente “diritti inviolabili della persona”, sanciti dalla Costituzione.

Come provare i danni da stress e ottenere il risarcimento?

Nello specifico del caso di stress subito all’interno dell’ambiente di lavoro, scatta il diritto al risarcimento esclusivamente quando la condotta illecita da parte del datore di lavoro abbia violato i diritti inviolabili del dipendente, ossia quelli tutelati proprio dalla Costituzione.

Le suddette violazioni vanno, però, individuate caso per caso dal giudice, il quale sarà tenuto a discriminare tra semplici “pregiudizi” (disagi non risarcibili) e danni che invece devono essere risarciti. Se vuole ottenere giustizia, quindi, il dipendente è tenuto a fornire prove precise, vale a dire dimostrando le lesioni subite alla salute con certificati medici.

Datore di lavoro: quali doveri ha?

Il datore di lavoro, all’interno di quelli che sono considerati i diritti inviolabili dalla Costituzione, deve comunque rispettare le norme di legge: in particolare, l’imprenditore è tenuto ad adottare tutte le misure necessarie a tutelare l’integrità psico-fisica dei propri dipendenti, prevenendo quindi non soltanto i danni fisici, ma anche quelli psicologici e da stress lavorativo.

Redazione

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