Uno dei nodi più importanti da sciogliere riguarda i lavoratori che svolgono mansioni gravose: quali sono esattamente queste mansioni e a quali condizioni si potrà ottenere l’Ape sociale? Facciamo il punto e vediamo cosa resta ancora da decidere.
Quali lavori danno diritto all’Ape sociale?
Possono accedere all’Ape sociale, al possesso dei requisiti di 63 anni di età e 36 anni di contributi, i lavoratori che svolgono mansioni cosiddette “gravose”. I lavori gravosi sono indicati con precisione dalle Legge di Bilancio 2017. Sono inclusi, per l’esattezza:
- gli operai dell’industria estrattiva e dell’industria edilizia;
- i conduttori di gru o di macchinari mobili per la perforazione nelle costruzioni;
- i conciatori di pelle e di pellicce;
- i conduttori di convogli ferroviari;
- i conduttori di mezzi pesanti e camion;
- gli infermieri e le ostetriche con lavoro organizzato a turni;
- gli addetti all’assistenza di persone non autosufficienti;
- gli insegnanti delle scuole d’infanzia e degli asili nido;
- i facchini;
- il personale non qualificato addetto ai servizi di pulizia;
- gli operatori ecologici.
Lavori gravosi: possibile un abbassamento delle soglie
Chi è impegnato in un lavoro gravoso e vuole ottenere l’Ape sociale non deve solo avere almeno 63 anni di età e possedere 36 anni di contributi: è anche necessario che abbia svolto la mansione gravosa negli ultimi 6 anni in maniera continuata.
Una condizione, quest’ultima, che appare troppo severa ai sindacati, e che potrebbe ridurre sostanzialmente la platea dei possibili beneficiari della misura. Si teme, in particolare, per gli operai dell’edilizia. Il dibattito tra Governo e rappresentati dei lavoratori potrebbe dunque portare in questi giorni a una modifica delle condizioni, probabilmente allargando il beneficio a chi ha lavorato nel settore per 6 degli ultimi 7 o 8 anni.
Le altre categorie che beneficiano dell’Ape sociale
Non sono comunque solo i lavoratori impegnati in mansioni gravose a beneficiare dell’Ape sociale.
Sono infatti ammessi alla pensione anticipata a carico dello stato anche i disoccupati che non percepiscono la prestazione per la disoccupazione da almeno 3 mesi, gli invalidi civili con invalidità uguale o superiore al 74% e i lavoratori che assistono da almeno 6 mesi un parente convivente con handicap grave. Per tutte queste categorie, a differenza che per i lavori gravosi, il requisito contributivo è pari a soli 30 anni.
Le differenze tra lavori gravosi e lavori usuranti
Attenzione, però, a non confondere i lavori gravosi con i lavori “usuranti”.
La differenza è fondamentale: mentre i lavori gravosi, che sono solo quelli elencati in apertura di articolo, danno diritto all’Ape sociale, le mansioni usuranti permettono l’accesso alla Quota 97. Con la Quota 97 è possibile andare in pensione a 61 anni e 7 mesi se si hanno 36 anni di contribuzione e a 62 anni e 7 mesi se si possiedono 35 anni di contribuzione. Per gli autonomi l’età anagrafica richiesta si alza di un anno.
Svolgono mansioni usuranti, come riconosciuto dal D.Lgs. n. 67/2011:
- i lavoratori addetti alla linea di catena;
- i lavoratori che operano in galleria, cava o miniera;
- i lavoratori che operano ad alte temperature, in spazi ristretti o in cassoni ad aria compressa;
- chi svolge attività di esportazione dell’amianto o lavorazione del vetro cavo;
- i palombari;
- i conducenti di veicoli di capienza non inferiore a 9 posti;
- i lavoratori notturni con almeno 64 notti lavorate all’anno.
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