La procedura di vendita del gruppo televisivo ha avuto inizio oltre nove mesi fa, tra la noncuranza di partiti politici e sindacati, e si è conclusa ieri, in tarda serata, dopo una lunga seduta del consiglio d’amministrazione Telecom Italia. Dal cda del gruppo telefonico, presieduto da Franco Barnabè, è stato emesso un comunicato dove si precisa che “la negoziazione in esclusiva con Cairo Communication per la cessione dell’intera partecipazione in La7 Srl con l’esclusione della quota di Mtv Italia (51%) detenuta dalla stessa La7” ha trovato pieno avvio.
La Cairo Communication, già concessionaria di La7 per la rassegna pubblicitaria, con ogni probabilità si vedrà consegnare l’emittente italiana dietro congrua dose finanziaria. Quella di Cairo è parsa dunque la proposta più allettante in termini economici, oscurando l’offerta concorrenziale avanzata da Clessidra, Fondo d’investimento posto sotto la guida del finanziere, ex manager Fininvest, Claudio Sposito, che richiedeva oltre ai due canali tv anche i multiplex in capo a Telecom Italia Media (TI Media Broadcasting, società che si occupa dei sistemi di trasmissione). L’enterprise value della società sarebbe stato apprezzato ad una cifra più elevata dallo stesso Cairo (circa 300 contro i 180 di Sposito), ciò nonostante sotto una tale stima, che considerando il debito risulta inferiore alla quotazione della Borsa, i mux sembrano destinati a rimanere in casa Telecom.
Fuori “tempo massimo” invece la proposta di Diego Della Valle che chiedeva, venerdì scorso, al cda di Telecom Italia un margine temporale sufficiente per accorpare una cordata di imprenditori nostrani. Il proprietario della Tod’s potrà ritornare in gioco soltanto qualora la contrattazione con Cairo dovesse non andare in porto o, viceversa, nel caso in cui i due imprenditori dovessero stipulare un’alleanza. Per il momento, Urbano Cairo smentisce possibili accostamenti: «Ho presentato la mia offerta da solo, in qualità di editore puro, e con Diego Della Valle, per quanto ci siano dei buoni rapporti, non ci sono stati contatti sul tema».
La controbattuta di Della Valle non si è fatta attendere: «Prendiamo atto -ha commentato- volevamo tentare di costruire un modello nuovo di società di media che coinvolgesse un gruppo di investitori italiani, professionisti che lavorano attualmente a La7 ed altri che sarebbero arrivati, per cercare di sviluppare ancora con più determinazione un polo televisivo coerente con i principi di salvaguardia dell’indipendenza dell’informazione. Ci auguriamo che questo avvenga comunque, il Paese ne ha sicuramente bisogno».
La preferenza del presidente Telecom, Franco Bernabè, verso la profferta di Cairo, tra le due sul tavolo, assomiglierebbe ad un compromesso. Erettosi a difensore della società dalle appetibili “brame”di Mediaset (caldeggiate dal più influente azionista Telecom, Mediobanca, di cui a sua volta è considerevole azionista Silvio Berluisconi), Barnabè cede al negoziato, limitandosi però a concedere soltanto l’emittente televisiva. A sostegno di Clessidra, e quindi contro l’esclusiva a Cairo, si era delineata la linea di Intesa-Sanpaolo, una delle tlc assieme a Generali, Mediobanca e Telefonica (società spagnola), che tuttavia -vestendo il doppio ruolo di advisor del potenziale acquirente ed azionista del venditore – ha dovuto dichiarare la posizione di conflitto e le ragioni per cui avrebbe ritenuto utile per l’azienda l’accoglimento dell’intera offerta per Ti-media.
Secondo fonti finanziarie i soci, desiderosi di cedere l’emittente a causa dei conti in costante rosso ormai da mesi, avrebbero preso la decisone all’unanimità. Uscendo dal consiglio Tarak Ben Ammar, produttore cinematografico e amico di lunga data di Silvio Berlusconi, sottolinea la presa di distanza del cda da paventate finalità politiche «nonostante le pressioni mediatiche che ci sono state a non prendere una decisione prima delle elezioni. -prosegue Ammar- Abbiamo dimostrato di aver deciso solo nell’interesse dell’azienda».
Più di un disappunto sarebbe invece stato sollevato da parte dello stesso consiglio di amministrazione della controllata Telecom Italia Media, invitata ieri ad esprimersi sulla questione. L’azienda avrebbe infatti denunciato nei suoi verbali come il negativo trend finanziario di La7 sarebbe da attribuirsi, oltre alle denunciate manipolazione dei dati Auditel, proprio alle scorrettezze di Cairo nella raccolta pubblicitaria, per le quali la stessa società ha presentato ricorso al Tribunale richiedendo la recisione contrattuale.
Ha avuto la meglio proprio Urbano Cairo; ora il suo impegno dovrebbe tradursi nella concreta ristrutturazione dell’emittente in cronico rosso. Il patron torinese si esprime con toni di certezza per quanto riguarda invece il mantenimento dei maggiori volti del canale: Mentana e Santoro. Resta da vedere se le avanzate preoccupazioni per un’ipotetica ulteriore ingerenza mediatica da parte del signor B., anche all’interno di una delle più “indipendenti” reti italiane, saranno opportunamente smentite.
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