Dunque, sembra che il governo abbia trovato quei 3 miliardi necessari a cancellare per sempre l’Imu dai pensieri dei contribuenti italiani. Resta da capire da dove verranno prelevate le risorse necessarie a condurre in porto una riforma in grado, potenzialmente, di mettere in crisi l’esecutivo stesso.
Si ricorderanno, infatti, le polemiche di fine estate che avevano preceduto il decreto dell’abolizione dell’Imu, con il capogruppo Pdl Brunetta a lanciare i suoi proclami per la definitiva scomparsa dell’imposta. Ora, per evitare il ritorno di nuove bufere con la legge di stabilità in Senato, e dunque in una fase delicatissima, il premier ha reso noto che “sull’Imu non ci saranno marce indietro. La decisione di non pagare la seconda rata non cambierà”.
A lanciare l’amo sul rischio di imporre un pagamento già dato per svanito ai contribuenti era stato il ministro dell’Economia Saccomanni che, intervenuto a Londra alla London School of Economics, aveva messo in evidenza il pericolo di assenza di coperture sufficienti volte a scongiurare la seconda rata del balzello sulle abitazioni.
Così, in questi giorni, lo spettro dell’Imu si era ripresentato, mettendo la maggioranza stessa di fronte alla necessità di trovare un accordo sul reperimento delle risorse necessarie a cancellare la tassa una volta per tutte.
Ora, dunque, la conferma del presidente del Consiglio sembra mettere la parola fine alla storia dell’Imu, anche se resta da vedere quali saranno i capitoli di spesa interessati per ovviare alla mancanza di gettito prevista, che il ministero dell’Economia e delle Finanze ha quantificato in almeno 2,5 miliardi di euro da versare entro il prossimo 16 dicembre.
Probabilmente, ulteriori delucidazioni arriveranno in legge di stabilità, i cui emendamenti sono ormai in dirittura d’arrivo: ancora poche ore, infatti, e poi il testo della finanziaria verrà aggiornato per l’esame in aula.
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