La ricchezza del Paese? In mano al 10% delle famiglie

Erica Venditti 24/05/13
Da uno studio Fisac-Cgil sui salari nel 2012 emerge una crescita notevole delle disuguaglianze sociali, dai dati pari infatti che quasi la metà della ricchezza totale, il 47%, è nelle mani del 10% delle famiglie italiane, mentre la restante parte della ricchezza, il 53% è suddiviso tra il 90% delle famiglie.

Il dato raggiunge livelli di allarmismo quando vengono rapportati il compenso medio annuo di un dipendente a quelli di un top manager, il compenso dei secondi supera di ben 163 volte quello dei lavoratori dipendenti. Il risultato è preoccupante, se si rispolvera lo stesso studio effettuato negli anni settanta dalla Cgil, da dove emergeva un rapporto di 1 a 20.

Sintetizzando le analisi, dal 2009 al 2012, un lavoratore dipendente ha guadagnato circa 104 mila euro, mentre un amministratore delegato, nello stesso periodo di tempo, quindi in quattro anni, ha percepito ben 17 milioni e 304 mila euro, una differenza enorme. Lo stesso Agostino Megale, segretario generale della Fisac, commenta i risultati dicendo “Qui c’è la vera ingiustizia”.

Questo distacco richiede subito una legge che imponga un tetto alle retribuzione dei top manager” e prosegue sdegnato “in questi sei anni di crisi il potere d’acquisto dei salari e delle pensioni si è più che dimezzato mentre non hanno subito alcuna flessione i compensi dei top manager, così come nessuna incidenza ha subito quel 10% di famiglie più ricche, incrementando la forbice delle diseguaglianze”.

Si spera che i dati emersi dal rapporto Fisac-Cgil portino a riflettere profondamente su queste abissali disuguaglianze sociali e che giungano presto delle modifiche che possano attenuare questo divario, tra poveri sempre più poveri e ricchi sempre più ricchi.

Erica Venditti

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