Mediazione… un sogno infranto?

Il comunicato stampa con cui la Corte costituzionale ha anticipato il contenuto della prossima sentenza con cui dichiarerà l’incostituzionalità per eccesso di delega del tentativo obbligatorio di mediazione nelle materia indicate all’articolo 5 comma 1 del Dlgs n. 28 del 2010 apre nuovi scenari e forse un nuovo approccio alla mediazione.

E’ passato più un anno dalla entrata in vigore della obbligatorietà del tentativo di mediazione e, dopo che gli avvocati sembravano avere “accettato” la mediazione e dopo che la stessa stava intervenendo attivamente quale valido strumento  di riduzione del contenzioso, è arrivato, purtroppo, il momento di fare un passo indietro.

Tornare “indietro”, a mio modo di vedere, non significa certamente una scomparsa della mediazione, rimanendo immutate le altre tipologie di mediazione, vale a dire, la mediazione volontaria, quella delegata e quella nascente da clausola contrattuale.

Per quanto concerne la mediazione obbligatoria, occorre precisare che la Corte si è espressa in senso negativo soltanto per un vizio di eccesso di delega e non in termini assoluti contro l’obbligatorietà della mediazione.

Non ci resta quindi che aspettare…. speriamo non Godot!

Molti (soprattutto giovani) hanno investito risorse e mezzi per incentivare il ricorso a questo procedimento e diffondere la cultura della mediazione.

La mediazione  civile è uno strumento che, al di là dell’obbligo normativo, può costituire, a parere di chi scrive, un’ottima opportunità per coloro che decidono di intraprendere la via giudiziaria per gestire il contenzioso.

La soluzione, o quanto meno l’attuazione del gravissimo problema del numero eccessivo di cause pendenti, passa assolutamente dall’introduzione di un meccanismo che, nell’ambito del processo civile, imponga alle parti di esperire un tentativo di conciliazione quale presupposto ineludibile per potere successivamente adire al giudice.

Forse è questa l’occasione giusta per diffondere la mediazione come in realtà deve essere, ovvero puntando sulla qualità, eliminando  la mediazione “cattiva”,  quella improvvisata e priva di fondamenti e contenuti.

Renata Carrieri

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