La famiglia di origine unico ammortizzatore sociale

Erica Venditti 08/02/13
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In Italia vi è un elevato tasso di disoccupazione, dai dati Istat degli ultimi giorni emerge infatti che sono in crescita i senza posto di lavoro (11,1%), ancora più allarmante la percentuale dei giovani disoccupati tra i 15-24 anni, la media europea già elevata 24,4%, è nulla in paragone alla situazione in cui versano i giovani Italiani, (+37,1%), percentuale che tocca un nuovo record negativo dal 1992. Molti sono ormai i ragazzi che hanno perso la speranza nel futuro lavorativo ed hanno addirittura smesso di cercare un lavoro, si chiamano “neet”, l’acronimo nella lingua inglese significa “not in education, employment or training”, segnale questo di scarsissima fiducia dei giovani nei confronti del Paese in cui vivono.

La metà dei giovani italiani con meno di 25 anni dipende dalla famiglia di origine, dato che stona con gli altri paesi europei, in cui vi è una minoranza di giovani che vive ancora in casa. I salari di ingresso sono tra i più bassi ed il sistema di welfare supporta talmente poco che l’unico ammortizzatore sociale a disposizione delle giovani generazioni permane la famiglia. Le famiglie però non sempre sono in grado di aiutare ed ecco allora che diviene indispensabile anche nascere nella famiglia giusta per non trovarsi in eccessiva difficoltà nel corso della propria transizione alla vita adulta.
Si generanno così, secondo Alessandro Rosina, conseguenze inique e insostenibili. Alessandro Rosina, è professore di demografia all’Università Cattolica di Milano e esperto dei temi riguardanti l’entrata nella vita adulta e la formazione della famiglia.
I genitori aiutano i figli anche nell’acquisto della prima casa, questo è quanto emerge da un’analisi condotta da Mutui.it in collaborazione con Facile.it, che analizza un campione di oltre diecimila richieste di finanziamento pervenute da luglio 2012 a gennaio 2013.

Il 23% delle domande per ottenere un prestito per la prima casa arrivano da giovani con meno di 30 anni. Secondo Lorenzo Bacca, di prestiti.it, significa che nonostante la crisi ed il lavoro precario permane il desiderio di indipendenza dei giovani italiani, che invece pagano, più di altri, gli effetti negativi della contrazione del credito, infatti solo il 16% del totale sono mutui erogati ad un primo intestatario under 30. Il dato significativo è però che molti dei finanziamenti elargiti risultano di fatto concessi grazie alla garanzia di buste paga più sicure, quelle di mamma e papà.
Inoltre molti giovani che si allontanano dalla casa paterna devono poi in futuro farci ritorno a causa del sopraggiungimento di difficoltà economiche determinate dalla perdita del posto di lavoro o da salari insufficienti a garantire il proseguo di una vita indipendente. Anche quando i figli escono e si sposano e conducono una vita “normale”, tendono a vivere in prossimità dei genitori, risultando i nonni una risorsa fondamentale nella crescita dei nipoti. I servizi a sostegno delle giovani famiglie sono insufficienti, pensiamo alla carenza dei posti negli asili nidi, così le famiglie dalla loro cercano di sopperire al meglio alle mancanze del welfare.
Emergono però anche dei dati allarmanti di povertà estrema che nemmeno la famiglia allargata è in grado di superare, Bruno Ferragatta, responsabile dell’associazione di volontariato Terza Settimana, riferisce infatti che sempre più spesso si ricompongono sotto uno stesso tetto nonni, genitori e nipoti per aiutarsi, ma che unendosi queste famiglie non migliorano le loro condizioni.

Confidiamo quindi che indipendentemente da chi salirà al governo, inserisca tra le priorità quella di attuare provvedimenti a favore delle persone più deboli e dei giovani, affinché venga rilanciata l’economia e le famiglie possano tornare almeno a sperare in un futuro migliore.

Erica Venditti

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