La burocrazia, poi, non aiuta a migliorare la situazione, visti i tempi biblici che passano dalla progettazione alla realizzazione delle opere pubbliche (e non).
Analizzando il trend del mercato e le normative che quotidianamente erigono paletti sulla progettazione, si nota come l’interesse ad oggi sia proiettato verso la creazione di città intelligenti. Ma come fa a definirsi smart una city?
Il termine è il risultato di decenni di cambiamenti che hanno visto:
– una rivoluzione urbana (nel 1800 solo il 3% della popolazione viveva in città, oggi circa il 50%);
– la presa di posizione di una consapevolezza ecologica;
– la nascita della società dell’informazione;
– la rivoluzione digitale, ovvero le tecnologie che stanno influenzando e cambiando il nostro modo di lavorare e di vivere.
Con il temine città intelligente si mette l’accento sulla vivibilità degli ambienti urbani in cui infrastrutture di comunicazione con le più avanzate tecnologie cablate e senza filo si affiancano ad apparati terminali, servizi e applicazioni all’avanguardia. Lo scopo è quello di semplificare la vita nelle abitazioni, negli uffici e nei luoghi pubblici.
In questo contesto urbano, vengono sviluppate soluzioni avanzate di gestione della mobilità, in termini di infrastrutture di trasporto, di sistemi informativi e monitoraggio e viene data importanza alla maggiore efficienza energetica, sia grazie all’adozione di tecnologie smart grid nella distribuzione di energia, che alla progettazione di edifici a basso impatto ambientale per il loro riscaldamento e la loro climatizzazione.
La smart city è un concetto integrato che tra le sue sfaccettature comprende: ambiente, persone, tecnologie, distinguendosi dalla più strettamente tecnologica città digitale, dove è predominante il ruolo delle tecnologie informatiche.
Una città digitale non è detto che sia smart, mentre di sicuro una smart city è per forza digital.
Ovviamente ad oggi le fotografie delle nostre città mostrano che il cammino per renderle smart è ancora lungo: traffico, problemi di parcheggio, negozi che cambiano sede dal giorno alla notte, mezzi pubblici altalenanti, segnaletica precaria, manto stradale rattoppato in più punti e comunque modello groviera ….
L’era del digitale offre una soluzione mettendo i problemi su due piani: uno nascosto (rete informatica con dispositivi a sensori nascosti sotto l’asfalto o inseriti nei pali della luce, in grado di misurare lo stato del traffico, l’inquinamento istantaneo, il livello di rumore, il grado di riempimento dei bidoni dell’immondizia etc.) ed uno palese (quello dei servizi e delle informazioni che vi sono tra i cittadini e i soggetti pubblici e privati, ad esempio segnalare problemi o bisogni all’amministrazione).
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Mi viene in mente l’ultima trasferta lavorativa fatta nella bella Sicilia (ma come là può capitare altrove) alla ricerca dell’ufficio giusto di un piccolo Comune cui rivolgere le richieste di informazione, e i cittadini che entravano andavano dal Sindaco come fosse un parente o un prete a confidarsi; piuttosto che la volta che richiesi il PRG di un Comune sperso nelle Alpi piemontesi e il direttore dell’ufficio tecnico non ci pensò due volte e mi mandò l’originale affinché mi facessi le copie e poi glielo rispedissi. O ancora nel veneziano alla ricerca delle condotte fognarie di cui nessuno conosce l’esatto tracciato.
Cablare, informatizzare, riprogrammare queste realtà sarà fattibile?
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Fonti:
La sfida delle città intelligenti – Juan Carlos De Martin – La Stampa del 9/3/2012
Strategia necessaria. Bisogna puntare sulle città intelligenti – Roberto Giovannini – La Stampa del 23/8/2012
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