La “casta” dei parlamentari e il codice penale

Con una frase secca e precisa – l’Etat c’est moi (lo Stato sono io) – quel gran furbone di Luigi XIV, non a caso denominato Re Sole, trovò il modo il sbarazzarsi di quelle zecche di corte che pretendevano di decidere collettivamente e democraticamente i fatti di Stato.

Per fortuna, a distanza di più di tre secoli, nel nostro Parlamento regna la più assoluta democrazia.

In Parlamento: si può andare, ma anche non andare se la nipotina ha il saggio di danza classica o la moglie ha bisogno di essere accompagnata a comprare gli orecchini di zaffiro; si può votare o non votare; si possono dire le parolacce; ci si può prendere a botte; si può portare la mortadella; ci si può appisolare e rilassarsi; si può urlare a squarcia gola per tastare l’efficacia dell’ultimo collutorio consigliato dal medico di famiglia; si possono dire paroline dolci al telefono con la fidanzata; si possono leggere libri, giornali, cruciverba e barzellette.

Finalmente la libertà! La libertà e la democrazia!

E pensare che c’è chi non apprezza questo meraviglioso risultato storico, come quei pusillanimi ed invidiosi che addirittura si sono inventati la storia della “casta” dei politici.

E’ da anni che infestano internet con notizie calunniose; ed ingrati continuano a sostenere che i parlamentari avrebbero stipendi quintuplicati rispetto ai comuni cittadini, pensioni dopo una manciata di legislature, indennità di tutti i tipi, pesi, forme e misure, gratuità di tutto lo spendibile umano.

E allora?

Mi si vuole forse dire che l’On. Alfio Pappalardo di Pietraperzia, se ha necessità di concordare con Barak Obama l’invio del contingente di pace in Libia, dovrebbe pagare di tasca sua l’intercontinentale? O che il Sen. Giovanni della Pesca di Cinisello Balsamo, se ha bisogno di andare a teatro per staccare la spina dopo 12 ore di lavori forzati in Senato, dovrebbe comprare il biglietto, come gli operai della Italsider che si grattano la pancia tutto il giorno? O che il sottosegretario Toni Vacca di Aosta, se deve andare a controllare la presenza di possibili radiazioni di Fukushima a Las Vegas, dovrebbe uscire il suo bancomat personale per acquistare il biglietto aereo ….?

Roba da matti!

Addirittura qualcuno l’altro giorno – tra i più pericolosi e facinorosi – se n’è uscito con la storia che tutti i parlamentari dovrebbero essere condannati per “abuso d’ufficio” ex art. 323 del codice penale.

piscinaPare che questo reato preveda da sei mesi a tre anni di reclusione per il Pubblico Ufficiale, o l’Incaricato di Pubblico Servizio, che adotti in prima persona un provvedimento amministrativo a suo vantaggio economico. E pare che tra le situazioni più scolastiche ed emblematiche vi sia proprio quella dell’omessa astensione da una decisione cui è legata una situazione di conflitto di interesse di natura personale.

Ci sarebbero migliaia di comuni cittadini giornalmente condannati per questo tipo di delitto: l’ingegnere membro di una commissione edilizia che non si è allontanato quando si doveva decidere sulla sanatoria della sua casa; il funzionario che si è auto aumentato l’indennità di servizio; l’assessore che ha partecipato alla giunta che doveva disporre la sua sospensione cautelare; situazioni analoghe del più vario tipo.

Quelle lingue biforcute dei ribelli dicono che tutti i parlamentari che si aumentano, con i loro stessi voti, gli stipendi e le indennità dovrebbero essere condannati per il reato di cui all’art. 323 del codice penale, perché decidono su loro stessi e quindi sono in situazione di aperto conflitto di interessi. E sbraitano che se la legge è uguale per tutti non si capisce perché, per le stesse condotte illecite, i comuni cittadini si devono fare anni di galera ed i parlamentari manco un buffetto sulla guancia.

Ignoranti!

I parlamentari non sono punibili in ragione della … della … della …della loro veste istituzionale. Ecco: La loro veste istituzionale e le ragioni del Paese! Tutti i politici continuano a dircelo, ma noi zucconi che non li stiamo a sentire.

E la smettano di rompere le scatole quelli che parlano di referendum sul problema degli stipendi della “Casta”, o che arrivano a dire che la posizione retributiva dei parlamentari dovrebbe essere affidata e devoluta a soggetti rigorosamente non parlamentari, attraverso criteri di decifrabile ed equanime parificazione alle comuni categorie dei funzionari pubblici …

A Luigi XIV gli è finita davvero male: alla sua morte la Francia festeggiò l’avvenimento accendendo fuochi di gioia. Il suo feretro, trasportato a Saint Denis, fu oltraggiato da sputi e fango da parte della folla. I suoi resti vennero dispersi dai rivoluzionari. Lo Stato Assoluto è passato alla storia come bersaglio di odio da parte del popolo.

Forse sarebbe il caso che i nostri parlamentari – tutti, di tutti i colori dell’arcobaleno – si guardassero in uno dei tanti specchi disseminati nelle lussuosissime toilettes di Palazzo Montecitorio e Palazzo Madama. Ovviamente solo per controllare che la fatica della giornata non abbia accentuato le zampe di gallina sotto gli occhi.

“… hops, mi è spuntata un’altra ruga! lo sapevo io che la votazione dell’ultimo decreto mi avrebbe distrutto…. un altro annetto di sacrifici e mi prendo il vitalizio …”

Franzina Bilardo

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