La Quinta sezione penale della Cassazione ha emesso poche ore fa la sentenza n.40383 nei confronti di un 51enne di Palermo, riconoscendo nella sua condotta i reati di lesioni personali, danneggiamento, ingiuria e violenza privata ai danni della moglie. Quest’ultimo capo d’accusa era emerso proprio in seguito all’allontanamento forzato della consorte dall’ormai ex nido della coppia.
Insomma, la “Guerra dei Roses“, il celebre film con Michael Douglas e Kathleen Turner, dove marito e moglie diventano nemici giurati, ma nessuno dei due intende lasciare la casa all’altro, potrebbe presto diventare realtà in tanti conflitti familiari del belpaese.
A nulla, agli occhi della Cassazione, è servita la giustificazione dell’imputato di Palermo, che aveva cercato di convincere la Corte di non aver costretto la moglie a non entrare in casa. Secondo la sua visione dei fatti, la moglie era semplicemente tornata a vivere coi propri genitori.
Ciò avrebbe spiegato, secondo la difesa, l’appropriazione della casa da parte del marito, che non aveva agito “con le buone o le cattive” secondo uno scopo preciso, ma semplicemente vi era stato lasciato in solitudine.
Niente da fare: la Cassazione è stata irremovibile nel sottolineare come “la donna, anche se temporaneamente trasferitasi presso i genitori, aveva il diritto di tornare, né il marito poteva escluderla dalla casa coniugale”
Nonostante la passione possa sfiorire, dunque, e anche se l’amore finisse per tramutarsi in odio viscerale, i due litiganti saranno costretti a rimanere sotto lo stesso tetto, finché il giudice non interverrà disponendo in maniera diversa.
Una sentenza che, a prima vista, potrebbe teoricamente favorire inattese riconciliazioni tra coppie ormai prossime alla separazione, ma che, ripensando al finale della “Guerra dei Roses”, potrebbe avere conseguenze a dir poco nefaste.
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