Ancora non è chiaro se si tratterà di un decreto o di un disegno di legge che verrà presentato alle Camere, ma sicuramente, quello che interessa al premier, è mantenere la parola data sul cronoprogramma di governo, annunciato al momento dell’accettazione dell’incarico al Quirinale: il mese di marzo è quello dedicati al lavoro, “una piaga – ha notato il presidente del Consiglio – che affligge moltissimi anche della mia generazione”.
Oltre alla disoccupazione, giovanile e non, che ammorba il tessuto sociale italiano, il Jobs Act, però, non potrà ignorare anche l’altra metà di interessati a stravolgere la cura dell’ex ministro Fornero: i pensionati e, non ultimi, gli esodati.
Anche per questa ragione, sono in corso incontri chiarificatori tra il ministro del Lavoro Giuliano Poletti e le parti sociali. Nei giorni scorsi, infatti, il successore di Elsa Fornero ed Enrico Giovannini, ha discusso del Jobs Act con Susanna Camusso, segretario nazionale Cgil, e Giovanni Sabatini, direttore generale dell’Abi, seguiti, poi, da Raffaele Bonanni della Cisl e poi con i rappresentanti del sindacato Ugl.
Insomma, gli incontri per il Jobs Act sono in pieno svolgimento e riguardano una molteplicità di settori, che vanno dalle forme di contrattualizzazione da modificare o da conservare, alle proposte per rivedere le indennità di disoccupazione, fino alla cassa integrazione e alla previdenza.
Proprio in ottica di sussidio per chi ha perso il posto di lavoro, si sta ragionando sul prolungamento dell’ammortizzatore, dagli otto mesi ai due anni. tutto ciò, però, dovrà convivere con i finanziamenti limitati che tali novità potranno assorbire: si pensi, ad esempio, che la sola Aspi – introdotta nel 2013 con la legge Fornero – ha richiesto l’esborso di 13 miliardi di euro di risorse.
In vetta ai pensieri delle parti sociali, come confermato dalla stessa Camusso a margine delle riunioni, è il piano riservato ai giovani, vera e propri emergenza nazionale, con un tasso di disoccupazione pari al 42%. Al centro delle discussioni attuali, invece, sarebbe il comparto welfare, dunque sia Cig che pensioni ed esodati. A questo proposito, un altro ex ministro, Cesare Damiano, ha incalzato il governo Renzi, nei giorni scorsi, per prendere in carico e risolvere, una volta per tutte, del dramma dei non salvaguardati.
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