In ogni caso, nei giorni scorsi il governo ha annunciato le misure in partenza dal primo marzo – dunque da lunedì 2, cioè fra pochissimi giorni – tra cui il nuovo contratto a tutele crescenti, che debutterà per tutti i nuovi rapporti di lavoro a tempo indeterminato stipulati a partire dalla prossima settimana.
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Ma non è solo il contratto che restringe l’influenza dell’articolo 18 a debuttare con il Jobs Act: tra le misure approvate, infatti, figurano, da una parte, la versione aggiornata dell’assegno di disoccupazione e, dall’altra, la nuova indennità riservata ai precari che abbiano svolto mansioni con contratti a progetto o di collaborazione continuativa. Entrambe le novità, si trovano nel decreto attuativo sul welfare, dal nome “Disposizioni per il riordino della normativa in materia di ammortizzatori sociali in caso di disoccupazione involontaria e ricollocazione dei lavoratori disoccupati”. QUI IL TESTO
La Naspi
Si chiama “Naspi” perché riforma la vecchia Aspi, varata inizialmente con la riforma del lavoro di Elsa Fornero, nell’estate del 2012, che entrò in vigore nel gennaio seguente. Dunque, ad appena due anni di distanza, ecco la nuova versione aggiornata dell’assegno di disoccupazione.
Secondo quanto disposto dal Jobs Act, la Naspi sarà rivolta ad ex lavoratori in stato di disoccupazione per ragioni indipendenti dalla propria volontà, con almeno 13 settimane di contribuzione negli ultimi quattro anni prima del licenziamento e 30 giorni di lavoro effettivo nei 12 mesi antecedenti l’inizio della disoccupazione.
Ok anche per coloro che abbiano rassegnato le dimissioni per giusta causa e nei casi di risoluzione consensuale del rapporto di lavoro.
La Naspi si calcola in base alla retribuzione imponibile dell’ultimo quadriennio, divisa per il numero di settimane di contribuzione e moltiplicata per il coefficiente di 4,33. Viene riconosciuta per tante settimane pari alla metà di quelle lavorate nei quattro anni precedenti. Il tetto di 1195 euro consentirà di accedere al 75% della retribuzione sotto forma di Naspi, per compensi più elevati, il restante 25% scaturirà dal differenziale tra stipendio netto e importo. Comunque, il massimo sarà di 1300 euro al mese.
La Dis-Coll
Presenta un nome che è quasi una sigla, ma in realtà rappresenta la prima forma di sostegno al reddito di lavoratori a progetto varata in Italia dall’avvento della cosiddetta era della flessibilità.
E’ la Dis-Coll – o indennità di disoccupazione per i lavoratori con contratto di collaborazione coordinata e continuativa , che il Jbs Act ha promesso di abolire a partire dal primo gennaio 2016.
A chi spetta. Lavoratori disoccupati, con almeno tre mesi di contribuzione nel periodo dal primo gennaio dell’anno solare al momento di fine rapporto, con almeno un mese di contribuzione nell’anno solare in cui cessa l’occupazione o un rapporto di almeno un mese con reddito pari alla metà dell’importo di un mese di contribuzione.
Quanto vale. La Dis-Coll, spiega il decreto attuativo del Jobs Act, è pari al 75 percento del reddito mensile, nel caso in cui sia inferiore o pari a 1195 euro al mese. In caso di entità superiore, viene riconsiderata la frazione rimanente del 25% pari alla differenza tra il reddito medio mensile e il predetto importo.
Durata. L’indennità per i precari disoccupati viene corrisposta mensilmente per un massimo di sei mesi, per un numero di mesi pari pari alla metà dei mesi di contribuzione accreditati nel periodo dal primo gennaio dell’anno precedente al giorno di fine rapporto.
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