Jobs Act: congedo parentale fino ai 12 anni del figlio. Le novità

Redazione 22/06/15
Jobs Act, gli ultimi decreti sono ormai in dirittura d’arrivo. Con l’approvazione del testo sull’aggiornamento 2015 del congedo parentale, si attende solo la pubblicazione in Gazzetta ufficiale degli atti che chiuderanno la riforma del lavoro del governo Renzi.

Da ora in avanti, dunque, la conciliazione dei tempi tra vita e lavoro dovrebbe essere più naturale, grazie alle novità introdotte nell’apposito decreto attuativo del Jobs Act.

A una prima occhiata, non sembra nulla di tropo rivoluzionario, anche se viene concessa la possibilità di assentarsi dal lavoro fino ai 12 anni di età del figlio.

La nuova normativa prevede infatti che i periodi di congedo parentale vengano estesi dai 3 ai 6 anni di età del bambino, con stipendio pagato al 30%, mentre da 8 a 12 anni i giorni saranno riconosciuti ma con stipendio pari a zero.

Altra facoltà che viene concessa al lavoratore è quella di trasformare il congedo parentale in una formula di lavoro part time al 50% dell’orario di concerto con l’azienda.

L’unica novità sul fronte del datore di lavoro, è che questi dovrà essere informato della volontà da parte del dipendente di appoggiarsi al congedo parentale almeno cinque giorni prima e non quindici come avvenuto sino a oggi.

Contratti precari

Altra modifica in arrivo con gli ultimi due decreti attuativi della riforma Jobs Act, molto attesa anch’essa, è quella relativa all’abbandono dei contratti di precariato.

Si tratta, in realtà, della messa al bando, a partire dal primo gennaio 2016, le collaborazioni di tipo co.co.pro. che diventano a tutti gli effetti di tipo subordinato.

Dall’anno prossimo, dunque, verrà dato il via a un percorso di conversione dei rapporti a progetto in una cornice di maggiore stabilità, che sarà garantita anche dall’indennità di disoccupazione che per la prima volta verrà erogata anche agli assunti con contratti precari.

QUI IL TESTO DEL DECRETO NASPI E INDENNITA’

Part-time. Ultimo intervento del governo nella legislazione del lavoro è certamente la possibilità da parte del datore di lavoro di chiedere un impiego maggiore del dipendente in regime di orario parziale, comunque non superiore al tetto del 25% delle ore settimanali, con maggiorazione in busta per il lavoratore pari al 25% per lo “straordinario”.

Niente da fare, dunque, per il salario minimo, argomento che è stato rinviato forse a un provvedimento ad hoc che verrà discusso in Parlamento con tutte le forze politiche.

Redazione

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