Nello specifico, a mettere l’esecutivo sulla graticola è il decreto che ha inaugurato la serie di interventi nota come Jobs Act, cioè la prima parte degli interventi riservati dal governo al comparto lavorativo. In esso sono contenute le novità apportate, con decorrenza immediata, alla riforma Fornero entrata in vigore nell’estate 2012, ancora oggi molto contestata per via delle modifiche apportate, in particolare alla disciplina dei contratti a termine.
Già nei giorni scorsi si era registrata qualche fibrillazione, avviata con le dichiarazioni della minoranza Pd, contraria alle novità introdotte sul fronte dell’apprendistato e delle proroghe, passate da tre a otto e, infine, in sede di esame in Commissione, ridotte a cinque, sempre nell’arco dei tre anni. Ma il quadro è apparso, da subito, ben lontano da schiarite complete e, così, il governo ha deciso immediatamente di porre la questione di fiducia sul provvedimento, arrivato proprio oggi in aula a Montecitorio.
Quindi, oggi a fare le bizze è il Nuovo Centrodestra, che ha già annunciato di non avere intenzione di votare né la fiducia al governo sul testo, né, tantomeno, di voler approvare il Jobs Act secondo le ultime modifiche. Da Formigorni a Cicchitto, gli ex berlusconiani oggi con Angelino Alfano si sono susseguiti in dichiarazioni che non lasciano affatto tranquillo Matteo Renzi.
Di diverso avviso, invece, al momento, l’opposizione di Forza Italia, che sarebbe favorevole al decreto anche nella sua più recente versione. A difesa del testo in esame a Montecitorio, anche il ministro dell’Economia Padoan che ha sottolineato: “Crea occupazione”.
Un’altra modifica apportata in Commissione al Jobs Act riguarda il ripristino dell’obbligo di stabilizzazione per gli apprendisti, fissato al 20% dalla riforma Fornero e inizialmente cancellato dalla prima versione del decreto, ora, però, già tornata al punto di partenza. Ma, a quanto pare, le recenti modifiche hanno alalrgato la platea dei contrari al decreto: da qui, e coi tempi ristretti di approvazione, la decisione del governo di porre la fiducia.
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