Insomma, le attese delle opposizioni, in particolare del MoVimento 5 Stelle, che avevano implorato il Capo dello Stato di rispedire la legge alle Camere , sono state smentite: Mattarella, senza farsi attendere, ha firmato immediatamente la legge che va a sostituire, per la sola Camera dei deputati, il Porcellum che proprio l’attuale presidente della Repubblica, nelle vesti da giudice costituzionale, aveva contribuito a bocciare nel gennaio 2014.
Ora, dunque, l’Italia ha ufficialmente una nuova legge elettorale: benché in vigore dal primo luglio 2016 e per quanto limitata alla sola Camera dei deputati – il Senato, con l’approvazione definitiva delle riforme costituzionali, dovrebbe diventare non elettivo – il risultato conseguito da Matteo Renzi e il suo governo è innegabile. Sicuramente, nella storia rimarrà la richiesta del voto di fiducia su tre articoli della legge, nel corso dell’ultimo passaggio proprio a Montecitorio, con conseguente strappo interno al Pd, che ha provocato l’uscita dal gruppo in Parlamento di Pippo Civati, ex candidato alla segreteria.
I punti principali della nuova legge elettorale
L’Italicum è di fatto un sistema proporzionale con premio di maggioranza e collegi plurinominali.
Il territorio verrà suddiviso in 20 circoscrizioni, le quali, a loro volta, saranno ripartite in 100 collegi plurinominali, con eccezione di Valle d’Aosta e Trentino-Alto Adige, dove continuerà a vigere l’uninominale;
i seggi sono attribuiti su base nazionale con il metodo dei quozienti interi e dei più alti resti;
tocca prima ai capolista nei collegi e poi quanti abbiano raccolto il maggior numero di preferenze;
la lista che ottiene il 40 percento dei voti validi ottiene 340 seggi, in caso nessuna riesca nel superamento di tale soglia, si procederà a ballottaggio tra le due più votate;
sono ammessi due voti di preferenza per candidati di sesso diverso;
soglia di sbarramento al 3 percento.
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