Decisivo, per adesso, l’incontro avvenuto sabato 18 gennaio tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi, servito a mettere sul tavolo il nuovo patto per le riforme: legge elettorale, riforma del Titolo V e trasformazione del Senato in Camera delle Autonomie.
Punto di partenza, naturalmente, dopo la bocciatura da parte della Corte costituzionale, il nuovo sistema di elezione in Parlamento, che ha ricevuto, lunedì 20, l’ok anche della direzione Pd, dopo una turbolenta assemblea che ha portato Gianni Cuperlo a dimettersi dall’incarico di presidente del primo partito di maggioranza.
Martedì scorso, poi, l’arrivo alla Commissione Affari Costituzionali di Montecitorio, a seguito di un rischio rinvio per la cosiddetta clausola “salva-Lega”, poi eliminata dalla bozza arrivata alla Camera.
Oggi e domani, la Commissione, voterà gli emendamenti alla bozza di legge elettorale, per presentare in aula un testo approvato, probabilmente già mercoledì.
Del resto, l’assenza di una legge elettorale approvata dal Parlamento – la sentenza della Corte ha lasciato un sistema proporzionale in vigore, ma che non accontenta nessuno così com’è – impone di accelerare i tempi.
Il testo arrivato alla Camera, al momento, presenta le seguenti caratteristiche: l’Italicum è un sistema elettorale proporzionale, con premio di maggioranza per chi raggiunge il 35% dei consensi e che prevede il doppio turno di coalizione in caso nessuno dei contendenti abbia incamerato così tanti voti.
Possibile che le richieste di modifica riguardino soglie di sbarramento, così come il tema delle preferenze, che continua a dividere l’arco politico. Soprattutto i piccoli partiti, che con questa legge troverebbero vita difficilissima, dovrebbero portare all’attenzione della Camera le modifiche più importanti.
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