Ma cos’è l’isopensione? Come funziona? Chi sono i soggetti interessati? E ancora, quali sono le regole da rispettare? Queste e a molte altre domande risponderemo nelle sottostanti righe, al fine di comprenderne al meglio il meccanismo di funzionamento.
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Isopensione 2019: cos’è
Innanzitutto è bene precisare che l’opzione è stata introdotta dalla Riforma Fornero (L. n. 92/2012), successivamente modificata dall’art. 1, co. 160, della L. n. 205/2017 (Legge di Bilancio 2018). In pratica, grazie all’isopensione le aziende e i lavoratori, che sono prossimi al pensionamento, possono di comune accordo decidere di chiudere in anticipo il rapporto lavorativo. Si badi bene, la facoltà è rivolta esclusivamente alle aziende con un organico medio che superi i 15 dipendenti. Inoltre, è assolutamente necessario che tra azienda, INPS e sindacati sia raggiunto un accordo di esodo.
Isopensione 2019: come funziona
Ma di quanto è possibile anticipare il pensionamento? Il lavoratore rimane scoperto per il periodo che va dalla data di cessazione del rapporto di lavoro fino alla data di effettivo pensionamento? O per tale arco temporale è il datore di lavoro a pagare la pensione? Ebbene, in merito alle tempistiche, inizialmente la norma prevedeva un anticipo massimo di 4 anni, successivamente allargato fino a sette anni per effetto della Legge di Bilancio 2018 su richiamata, valevole per il triennio 2018-2020.
Quindi, dalla data di esodo fino alla data di effettivo pensionamento, è l’azienda a dover versare il corrispettivo assegno al posto dell’Istituto Previdenziale. Inoltre, la parte datoriale dovrà farsi carico anche della relativa copertura contributiva, affinché gli stessi non subiscano una penalizzazione dal punto di vista previdenziale, oltre al fatto che la contribuzione è utile per garantire ai lavoratori la copertura pensionistica fino al raggiungimento del diritto all’assegno di quiescenza definitivo.
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Isopensione 2019: a chi spetta
I lavoratori dipendenti che possono aderire all’ispensione sono quelli appartenenti al settore privato. Conti alla mano, considerato che per quest’anno la pensione di vecchiaia si raggiunge a 67 anni d’età, teoricamente possono aderirvi i lavoratori con età pari o superiore a 60 anni.
Isopensione 2019: accordi di esodo
Come avviene l’accordo di esodo? Come già anticipato, è necessario un accordo sottoscritto tra tre figure: azienda, organizzazioni sindacali più rappresentative a livello aziendale e INPS (che interviene alla fine). A seguito della sottoscrizione dell’accordo, i lavoratori vengono informati della possibilità di poter accedere alla pensione in anticipo. Si tratta di una situazione nella quale spesso è l’azienda stessa a incentivare i propri dipendenti a aderire all’isopensione, che tra l’altro può essere utilizzato anche in caso di licenziamento collettivo (L. n. 223/1991).
Dopo un primo confronto tra azienda e le organizzazioni sindacali, e dopo aver individuato tutti i lavoratori interessati al pensionamento anticipato, l’INPS ha il compito di validare l’atto verificando l’insieme dei requisiti pensionistici dei lavoratori che hanno aderito al pensionamento anticipato.
Naturalmente, altro compito fondamentale dell’INPS, è quello di calcolare bene l’organico aziendale che deve essere mediamente superiore a 15 dipendenti. Solo dopo aver controllato le condizioni di legge, l’INPS emette un provvedimento nel quale sono descritte le informazioni relative al costo complessivo del programma di esodo annuale che l’azienda deve sopportare. L’informazione viene inviata al datore di lavoro via Pec. A questo punto, l’accordo assume piena efficacia.
Quindi, a decorrere dal primo giorno del mese successivo alla risoluzione del rapporto, l’assegno di esodo (isopensione) viene messo in pagamento dall’INPS.
Isopensione 2019: compito dell’azienda
Com’è possibile intuire, l’intero costo del programma di esodo grava sull’azienda, la quale è tenuta a riversare nelle casse dell’INPS i finanziamenti necessari per porre in liquidazione la pensione, inclusi i contributi. E se l’azienda si dimostra poi insolvente? Cosa accade? Per ovviare a tali casi, l’INPS richiede al datore di lavoro una fidejussione bancaria, ossia un garante, in modo tale che laddove l’azienda interrompa il pagamento mensile delle provviste finanziarie, l’Istituto Previdenziale possa rifarsi sul garante stesso.
Attenzione però: nel caso in cui l’insolvenza si protrae per una durata superiore a 180 giorni, l’INPS ha diritto a richiedere l’intera fidejussione e proseguire nella corresponsione del trattamento previsto.
Isopensione 2019: a quanto ammonta l’assegno
Altro aspetto interessante da trattare riguarda l’importo di esodo. Secondo la norma essa è pari all’importo del trattamento pensionistico che spetterebbe al lavoratore al momento di accesso alla prestazione medesima. In questo calcolo, però, non viene fatta rientrare la contribuzione figurativa correlata che il datore di lavoro si impegna a versare per il periodo di esodo.
Tuttavia, l’assegno di esodo presenta alcune differenze rispetto alla pensione normalmente erogata dall’INPS. Innanzitutto sull’importo della prestazione non è attribuita la perequazione automatica, non spettano i trattamenti di famiglia (ANF) e non possono essere effettuate trattenute per il pagamento di oneri.
Altra differenza riguarda l’eventuale trasferimento del trattamento previdenziali a eredi, in quanto l’isopensione non reversibile. Infine, la prestazione è soggetta a tassazione ordinaria.
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